L’ex vicesindaco del comune di Scalea, poi assessore ai Lavori pubblici, arrestato lo scorso 12 luglio nell’ambito dell’operazione Plinius, ha problemi al cuore. I medici gli hanno diagnosticato una fibrillazione atriale, che rende incompatibile il regime carcerario.
La richiesta dei arresti domiciliari avanzata dal legale di fiducia di Ciancio, è stata accolta dalla sezione del Gip del tribunale di Catanzaro. Anche secondo i giudici, le sue condizioni di salute non sono tali da consentire la prosecuzione della detenzione in carcere. Dalla casa circondariale di Castrovillari, dopo un ricovero d’urgenza in ospedale, Ciancio è stato quindi trasferito nel suo domicilio a Scalea, dove resta a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Reati gravi quelli che la Direzione distrettuale antimafia imputa a Ciancio. L’ex assessore deve rispondere di concorso esterno in associazione mafiosa e turbativa d’asta. Il ruolo di Ciancio è legato principalmente alla gestione degli appalti e alle relative gare.
Secondo gli inquirenti, Maurizio Ciancio, quale vicesindaco del comune di Scalea, e componente della commissione demaniale, turbava lo svolgimento del bando per la concessione di porzioni di terreno demaniale frangivento in modo da consentirne l’aggiudicazione ad imprese rientranti nella sfera di influenza del clan Stummo-Valente.
In particolare, Ciancio, insieme all’ex sindaco Basile e al funzionario comunale Antonio Amato, concordava la proroga del termine per la presentazione delle domande per consentire la partecipazione alla gara a persone fisiche e giuridiche indicate da Alvaro Sollazzo, legato alla cosca Valente- Stummo.
In un altro capo d’accusa della Dda, Ciancio, insieme a Basile, all’ex assessore Galiano, all’avvocato Nocito e al boss Pietro Valente “in esecuzione di un medesimo disegno criminoso – dicono gli inquirenti – si colludevano e turbavano il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto del bando di gara per l’assegnazione dei lotti demaniali marittimi in modo da condizionare le modalità di scelta dei concessionari”.
Dalle indagini emerge che nel corso di vari incontri, Ciancio, Basile, Galiano, Nocito e Valente, stabilivano di destinare uno dei lotti ad attività ricreative per assegnarlo ad un’impresa riconducibile a Valente e dare prevalenza alla valutazione tecnica dei progetti presentati dai vari partecipanti al bando, in modo da dilatare la discrezionalità amministrativa e quindi assegnare le concessioni a soggetti predeterminati.
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