Il numero minimo di regioni per indire la consultazione popolare, così come previsto dall’articolo 75 della Costituzione, è stato dunque raggiunto. A Basilicata, Calabria, Abruzzo, Marche e Puglia potrebbe aggiungersi anche la Campania, che deciderà giovedì prossimo.
Dopo tante proteste, inutili per un dietrofront del Governo, a salvare i tribunali potrebbero essere i cittadini italiani che, con buone probabilità, saranno chiamati ad esprimere un si o un no alla riforma già entro la primavera del 2014.
In base ai requisiti previsti dalla Costituzione, le richieste dei cinque consigli regionali devono essere inviate alla Corte di Cassazione entro il 30 settembre. Dopo averle esaminate, la Cassazione deciderà, entro il 15 dicembre, se le richieste sono conformi alla legge. L’ostacolo più difficile da superare però è il giudizio della Corte Costituzionale che dovrà esprimersi sull’ammissibilità delle richieste di referendum. Se il parere sarà favorevole, il Governo deciderà la data delle elezioni, scegliendo una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno.
La strada del referendum sembra essere l’unica via per ottenere un passo indietro del Governo e rivedere il decreto legislativo. Il ministro Cancellieri non ha ceduto alla richieste di sospensione del provvedimento che ha portato alla chiusura di 30 tribunali e relative procure, 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice di pace. Il tutto per ottenere un taglio alla spesa pubblica di circa 80 milioni di euro e rendere il sistema giudiziario più efficiente.
Questi i principi alla base della riforma, contro cui è stata avviata una vera e propria battaglia.
E intanto vanno avanti le proteste e i ricorsi, come a Sala Consilana, dove il sindaco Ferrari questa volta si è rivolto al Tar Basilicata per esprimersi sulla legittimità del trasferimento dei fascicoli a Lagonegro e l’agibilità della struttura. Stessa situazione a Rossano, in lotta per la sopravvivenza dopo aver subito l’accorpamento a Castrovillari e Scalea, sede della sezione distaccata del tribunale di Paola, in attesa dell’udienza del prossimo 17 ottobre al Tar di Catanzaro.
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