L’alfabeto della vita, S come scienza

TORTORA – Cari lettori, rieccomi.


Perdonatemi il ritardo ma il lavoro è tanto, i preti diminuiscono e tocca fare il lavoro di due persone, a volte anche di tre. So di non essere il solo in questo, anche voi ne avete molte di cose da fare.. Ma non ci scoraggiamo, andiamo avanti…

L’alfabeto della vita questa volta ci fa riflettere sul tema della scienza, argomento molto dibattuto soprattutto quando questa deve misurarsi con i grandi temi della fede: dalla creazione, alla transustanziazione, rivelazione, alleanza, monoteismo trinitario… Insomma il calderone è pieno!

Chiaramente non è questa l’occasione giusta per motivare la plausibilità degli argomenti appena citati; il mio vuole essere un intervento che miri alla conciliazione delle prospettive e non alla loro separazione o contraddizione.

Karl Rahner, noto teologo tedesco, uno dei più grandi del Novecento, da uomo sensibile e attento ai segni dei tempi ha detto: “L’interlocutore privilegiato della teologia del terzo millennio sarà la scienza”.

Stando ai fatti aveva proprio ragione il gesuita tedesco. Ma cosa vuole la scienza odierna da noi credenti? O meglio, cosa crede che sia irrazionale? Uno dei massimi esponenti dell’Ateismo contemporaneo, Richard Dawkins, nel suo testo L’illusione di Dio, le ragioni per non credere, afferma: “Coloro che da credenti leggeranno il mio libro, al termine della lettura saranno atei”. Ora, però, mi chiedo e vi chiedo: In quale Dio dovremmo smettere di credere? L’autore critica davvero il volto del Dio cristiano oppure quello che, ingenuamente o per poca fiducia nella forza della ragione e della fede, viene propinato da tanti cristiani come il proprio Dio? Vediamo entrambe le cose.

Sul banco degli imputati poniamo al primo posto noi cristiani, che sovente mostriamo al mondo il volto di un Dio che mi piace chiamare “Dio da bomba ad orologeria”. Cosa significa? Di fatto l’assoluto lo si identificherebbe come una realtà che sta sulle parti, prima di tutte le cose e dopo di tutte le cose, che ha impresso l’imput iniziale e poi se ne sta tranquillo e beato per i fatti propri. Tutto è regolato quasi a perfezione, tranne alcune cose un po’ così, come ad esempio la presenza del male nel mondo, la sofferenza dell’innocente. Però Lui è il “padrone” e a Lui bisogna sottostare (così apostrofava Dio l’anziano padre protagonista del romanzo di Pirandello “La zappa”).

Al secondo posto sul banco degli imputati poniamo il “fondamentalismo ateo” che, come vuole Dawkins e tutta la sua cerchia, è l’unica cosa certa. Questi autori affermano con determinazione che è vero solo ciò che è dimostrabile razionalmente. Quindi, se Dio, lo si considera come l’origine delle cose, per il fatto che è una super potenza, e quindi è superiore a tutte le specie viventi e sta al vertice di tutta la gerarchia delle creature, va da sé che se si trova la “formula che sta all’origine di tutte le cose, di Dio non rimane più nulla. Una volta che si spiega come il mondo è stato fatto a che serve Dio? Ma noi crediamo in Dio per spiegarci semplicemente l’origine del mondo? Questo Dio di scienza non fa altro che cadere in una forma di “panteismo”, indaga semplicemente sull’esistenza di un’entità che per natura è solo su un grado di perfezione più alto rispetto a tutti. Ma è davvero questo Dio? O meglio il Dio rivelato nell’esperienza religiosa ebraico-cristiana? Se così fosse dovremmo allora dar ragione a quel fisico che viaggiando sullo spazio e sulle nuvole, nel ritornare a terra disse: “Ho sorvolato la galassia ma non ho incontrato Dio”.

Meno male dico io. La scienza di fatto ha un suo statuto epistemologico molto chiaro, risponde ad una domanda ben precisa: ci dice come il mondo funziona ma non ci dirà mai perché ci siamo nel mondo o meglio ancora per “chi” ci siamo. Non dirà mai perché l’essere e non il nulla. Certo noi dobbiamo ringraziare coloro che ci pongono dei dubbi perché il dubbio è “rivelativo”, ci consente di andare sempre più in profondità nella nostra ricerca di Dio; ma è anche vero che i nostri amici “atei” devono ammettere, e se non lo fanno peccano di fondamentalismo intellettuale, o meglio ancora dogmatismo scientifico. Possono dire che Dio forse non esiste, ma anche noi possiamo dire a loro: beh, forse esiste.

Siamo in questa dialettica, l’evidenza totale è una ricerca non un’acquisizione data per scontato. Vedete, il problema è sempre lo stesso: non sono scadenti i “prodotti” piuttosto, mancano coloro che fanno buona “pubblicità” ai prodotti.

Con l’affetto di sempre

Don Fiorino

Fiorino Imperio

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