È l’attacco a Pasquale Lamboglia del segretario della Democrazia cristiana di Tortora Angelomaria Gabriele sui danni registrati dal Lungomare Sirimarco in occasione della mareggiata di novembre.
Il maltempo – lo ricordiamo – aveva provocato il cedimento del manto stradale del proseguimento del lungomare fino a via Giovanni XXIII (foto). Il tutto a distanza di pochi mesi dal completamento dei lavori.
In un comunicato stampa Gabriele fornisce una breve cronistoria dell’opera pubblica partendo dall’amministrazione precedente, guidata dal sindaco Giuseppe Silvestri, e dalla somma di 900mila euro per prolungare il Lungomare Sirimarco con le stesse caratteristiche dell’esistente.
“All’epoca – scrive Gabriele – il consigliere di minoranza, oggi assessore all’Ambiente, Franco Chiappetta, ha pensato bene di segnalare il progetto all’Autorità di bacino bloccando un’opera pubblica che poteva risolvere definitivamente un problema oggi più che mai sotto gli occhi di tutti”.
Lo scorso luglio, l’attuale amministrazione ha realizzato su un tratto del lungomare, ripetutamente danneggiato dalle onde in occasione delle mareggiate, una strada a una sola corsia, a senso unico, al di sopra di una barriera di massi posta, quest’ultima, a protezione delle abitazioni dell’area.
“Un’opera – ricorda ancora Gabriele – fortemente voluta dall’attuale amministrazione comunale, anche se c’è da sottolineare il dissenso manifestato da Chiappetta allontanatosi al momento del voto per l’approvazione. Per realizzarla si è fatto ricorso ad un finanziamento regionale di circa 150mila euro. Un finanziamento – aggiunge – di gran lunga riduttivo e manifestamente insufficiente rispetto al progetto finanziato della giunta Silvestri”.
Dunque Angelomaria Gabriele parla di “limitata lungimiranza” e muove da queste considerazioni per porre una serie di quesiti sulle responsabilità e su chi dovrebbe risarcire i danni alle attività commerciali dell’area.
“Come mai – interroga ancora il segretario Dc – il sindaco, che ricordiamo disperde energie forse per questioni di rilievo secondario, non ha provveduto personalmente a controllare la buona esecuzione dei lavori, essendo un’opera di salvaguardia che avrebbe dovuto evitare danni e pericoli per il territorio? In questo caso – conclude – chi avrebbe potuto fare meglio di un sindaco-ingegnere”?
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