L’imprenditore minacciato dalla ‘ndrangheta doveva pagare per le protezioni e doveva assumere nelle sue società uomini del clan o semplicemente consigliati dai mammasantissima.
Incalzato dal pubblico ministero Eugenio Facciolla nel corso dell’udienza del processo denominato Tela del Ragno tenutosi ieri mattina presso l’aula Beccaria del Tribunale di Paola, Ferrise non si è nascosto con i non ricordo e i non so.
È uno dei denuncianti che ha permesso di districare le tele tessute da quel ragno rappresentato dalla criminalità organizzata.
L’imprenditore del nord titolare e amministrazione unico della Ecotec, società che si occupa di igiene e ambiente, a servizio di grosse strutture private e pubbliche, era presente in varie regioni d’Italia.
Una azienda la sua, nata nel 2004, che contava 150 dipendenti. A Paola aveva gli uffici amministrativi curati dall’ex moglie. Da quando la sua attività ha iniziato ad allargarsi su Paola sono iniziati i sui guai.
“Sono stato avvicinato dai fratelli Serpa, Ulisse e Giuliano, e da Gianraclo Gravina. Mi facevano intendere chi erano. E all’inizio mi fecero solo intendere che se avevo necessità di assumere qualcuno mi avrebbero fornito loro i nominativi. Un tono di chi non ammetteva rifiuti”.
Ma Ferrise nelle sue dichiarazioni aveva anche tirato in ballo ex amministratori: “Anche loro mi facevano pressioni per le assunzioni”.
Considerato però che queste pressioni non erano accettate dal Ferrise, evitò in seguito di prendere appalti per il Comune.
Ha quindi ammesso davanti al giudice che ha dovuto versare somme a favore della consorteria criminale. Somme che si aggiravano intorno ai 2mila euro. Poi c’erano anche periodi fissi come a Natale e Pasqua in cui consegnava le sue “quote”.
Luigi Ferrise nelle sue lunghe deposizioni e verbalizzazioni ha tirato in ballo anche Livio e Nella Serpa. L’imprenditore aveva un appalto anche all’Asl di Paola, anche se non li accusa mai direttamente nonostante il tenore dei colloqui avuti con loro.
Verso la fine del 2007 arriva all’imprenditore la richiesta più esosa: un contributo volontario poiché il clan stava raccogliendo 25mila euro per Mario Serpa, all’epoca detenuto in Sardegna.
Sono stati quindi acquisiti alcuni verbali di dichiarazioni e sentiti altri testimoni. In particolare anche soggetti che hanno lavorato alla ristrutturazione della stazione ferroviaria, come Annibale Sabatini, e che hanno ricevuto minacce dalla consorteria criminale paolana.
Tela del Ragno dopo una lunga pausa è tornato in aula. Il processo alle cosche del Tirreno cosentino continua a riservare colpi di scena.
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