Parole del procuratore aggiunto alla Dda di Catanzaro, Eugenio Facciolla. Intervenuto a margine della manifestazione organizzata da Libera, il PM senza giri di parole ha attaccato chi con la tacita connivenza favorisce la criminalità.
È una questione di cultura, di famiglia e di educazione. Della mancanza di volontà concreta di dare una risposta a chi chiede giustizia.
Facciolla non fa nessun nome ma cita “i sindaci” lascia intuire come negli anni in cui ha collaborato con la Procura della Repubblica di Paola è stato lasciato quasi solo da chi poteva e aveva il dovere di collaborare. Una battaglia favorita da chi aveva il dovere “di ribellarsi” ma, ha aggiunto “anche se quasi tutti pagavano il pizzo a Paola pochi hanno denunciato”.
Parole dure. Facciolla al termine del convegno è stato stretto nell’abbraccio caloroso dei presenti. Vittime di mafia, collaboratori, testimoni e gente comune che in questi anni hanno avuto modo di apprezzare il lavoro del già sostituto procuratore di Paola.
L’alto ospite, Tonio Dell’Olio, della presidenza nazionale di Libera, si occupa di traffici internazionali. In poche parole con l’associazione punta a scardinare le leve criminali italiane all’estero. Dopo l’approvazione del parlamento europeo sulla confisca dei beni ai mafiosi Libera è al lavoro per l’ok alla legge anti corruzione per tutti i 28 paesi dell’Unione Europea.
“In Calabria, a Paola, non si percepisce la reale forza della ndrangheta. Una organizzazione considerata nel rapporto Usa la più pericolosa del mondo”. Parla di conoscenza e prevenzione, ma anche di mentalità e cultura e di famiglia: “È su quest’ultima che si basa la ndrangheta: un clima di protezione reciproca che la favorisce”.
E non nasconde come ci sia “Un grosso lavoro da fare a causa di una cultura primitiva. Anche la chiesa ha adesso capito come sia importante intervenire”. E non nasconde che anche la giustizia debba funzionare diversamente. C’è bisogno di riabilitazione “Le carceri che dovrebbero avere la funzione di rieducare i mafiosi”.
Si parla di memoria. E di ricordo: richiamare in cuore. Questo è il senso di una parola che in Italia spiega Dell’Olio “si dimentica troppo in fretta. Mentre la memoria potrebbe essere uno strumento utile di formazione”.
Le vittime di mafia? “Sono cittadini che hanno fatto il loro dovere fino in fondo ed è per questo che bisogna ricordarli”.
Quindi sono intervenuti, Chiara Maiorano (figlia di Tonino assassinato dalla mafia), Carlo Tansi che ha parlato di ambiente e di inquinamento (“non vogliamo morire avvelenati”), Marta Perrotta, Giap Parini, e Donatella Loprieno. Le conclusioni curate da Sabrina Garofalo responsabile provinciale di Libera.
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