Processo Marlane, nessun disastro ecologico

PAOLA – “Un incidente di non comune gravità, produttivo di danni estesi e complessi, che mette a repentaglio la vita e l’integrità di un numero indeterminato di persone”.


Queste le caratteristiche che connotano il disastro ambientale secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale e che sono state riportate in aula, questa mattina, dal difensore dell’Eni, citata come responsabile civile nel processo Marlane.

“Nel dibattimento – ha detto l’avvocato Matteo Uslenghi – non sono emerse prove sufficienti per suffragare questo capo d’accusa. La semplice immissione di rifiuti in ambiente – ha aggiunto – non è sufficiente a profilare il disastro ambientale” nell’ex area industriale di Praia a Mare.

È stata inoltre attaccata la requisitoria della pubblica accusa che – a detta del legale Eni – ha semplicemente “presunto” la pericolosità delle sostanze presenti nei terreni della fabbrica.

I PM secondo la difesa hanno inutilmente fatto riferimento ai risultati dei campionamenti effettuati nei terreni di fronte la Marlane.

“I valori oltre le soglie cautelari stabilite dalla legge riscontrate dalle analisi – ha aggiunto Uslenghi – restano molto al di sotto delle soglie di allarme stabilite dalla letteratura scientifica in materia per poter prendere in considerazione un reale rischio per le persone”.

Proprio i campionamenti svolti nel 2006 e nel 2007 e le relative relazioni consegnate alla Procura di Paola dai periti incaricati (Chiappetta e De Rosa), sono stati oggetto di attacco nelle conclusioni difensive dell’avocato Longo difensore di Jean de Jaegher, nel consiglio di amministrazione Marlane per poco più di un anno e mezzo e per il quale i PM hanno chiesto 5 anni.

Indagini e conclusioni che, secondo la difesa, non sarebbero state condotte in maniera ineccepibile e, come nel caso della De Rosa, senza la necessaria competenza scientifica. (ne abbiamo parlato qui)

Sempre Longo, ha poi provato a smontare l’accusa degli sversamenti nei terreni Marlane dei fanghi prodotti dai cicli lavorativi. Una tesi basata dall’accusa sulle carenze nella documentazione relativa agli smaltimenti e, soprattutto, sulla testimonianza dell’ex operaio Vittorio Cicero. (ne abbiamo parlato qui)

Agli atti del processo – ha detto – ci sono le bolle di accompagnamento delle ditte che prelevavano i fanghi Marlane per portarli in discarica che coprono i presunti buchi nei formulari.

“Se fossero vere le parole di Cicero – ha poi detto l’avvocato Longo – nei terreni Marlane dovrebbe esserci una collina di fanghi alta 20 metri”.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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