Lo stesso registro tenuto dalle difese nelle udienze precedenti dedicate alle conclusioni è stato mantenuto oggi dai legali di altri due imputati: Lamberto Priori e Jean De Jaegher, dirigenti dei gruppi Eni e Marzotto.
Imputati – è stato sostenuto in aula – da assolvere dal reato di omicidio colposo. E questo perché la pubblica accusa non sarebbe riuscita a dimostrare con certezza che i tumori contratti da un centinaio di ex operai della fabbrica di Praia a Mare, molti dei quali deceduti, sia da imputare all’esposizione, senza le necessarie misure di protezione, a sostanze cancerogene utilizzate nel processo produttivo.
La requisitoria dei PM con la quale sono state chieste per gli imputati pene complessivamente superiori ai 60 anni è stata di nuovo posta sotto attacco. Per farlo, anche oggi, sono state tirate in ballo le stesse basi su cui è stata poggiata: perizie e consulenze medico legali di parte esaminate in aula.
Tutte – è stato fatto notare alla corte giudicante – carenti di scientificità e nelle quali il nesso causale tra lavoro e patologia sarebbe solo presunto. Le conclusioni avanzate dai PM sulla base di questi documenti – è stato anche sottolineato – resterebbero distanti dai principi stabiliti dalla Corte suprema di cassazione, o da organismi analoghi di altri Paesi.
L’analisi epidemiologica – è stato aggiunto – fornirebbe dati insufficienti sulla coorte presa in esame ma, soprattutto stando alla letteratura scientifica, non è in alcun modo collegabile ai singoli casi.
Elencati inoltre molti particolari delle perizie prodotte nella fase preliminare del processo che – a detta della difesa – costituirebbero delle vere e proprie “falle”.
Il processo è ora avviato a ritmo spedito verso la sua fase conclusiva. Si tornerà in aula, sempre per le aringhe difensive degli imputati, il 15 e il 21 novembre prossimi. Quest’ultima data, giova ricordare, segnerà la chiusura delle udienze e l’apertura della camera di consiglio per il pronunciamento della sentenza di primo grado.
Il 15 novembre è invece fissata l’arringa di Nico D’Ascola difensore dell’imputato Carlo Lomonaco, ex sindaco di Praia a Mare. Il legale, nell’udienza odierna, ha chiesto un rinvio al presidente della corte, Domenico Introcaso. D’Ascola, infatti, già Senatore della Repubblica italiana, è uno dei candidati (Ncd) alla presidenza della Regione Calabria alle elezioni in programma una settimana dopo, il 23 novembre. Il presidente Introcaso si è opposto alla richiesta di rinvio.
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