Fiamme e indignazione, Aieta: “Uno spettacolo desolante”

Le foto della Pineta di Aieta colpita dall’incendio del 17 maggio. Distrutta anche la postazione del consorzio di bonifica. Cuomo (consigliere comunale) propone i presidi minimi.


AIETA – Lo scenario è desolante. Simile in tutto a quello documentato ogni volta che un incendio si ruba un pezzo di verde del territorio.

L’incendio che nella notte tra sabato e domenica scorsa ha divorato circa 300 ettari della pineta di Aieta ha distrutto flora, fauna, alcune attività economiche e persino la postazione del Consorzio di bonifica dei bacini integrali del Tirreno cosentino, l’ex Valle Lao.

Sul posto incontriamo due dipendenti. Uno è Giacomo Cuomo, anche consigliere di minoranza ad Aieta. Ci mostra lo spazio percorso dalle fiamme e le strutture e le attrezzature per lo spegnimento andate distrutte.

Per fortuna – ci spiegano – si sono salvati un “modulo” (praticamente un serbatoio da 400 litri d’acqua da caricare sui mezzi antincendio) conservato in un box e la torretta d’avvistamento. Dalla struttura verde in legno si gode una vista mozzafiato. Il nostro territorio è così bello che documentare tali nefandezze fa passare la voglia di svolgere la professione di raccontare fatti.

Il consigliere Cuomo e il collega ribadiscono concetti di cui abbiamo parlato di recente. La convenzione regionale con i soggetti interessati dello spegnimento va da giugno a settembre. Costicchia: circa un milione di euro l’anno. Poi però “Si spegne l’interruttore”, dice Cuomo. E il terriorio piomba nell’abbandono. Nessuno controlla, nessuno spegne. I vigili del fuoco intervengono solo se c’è pericolo per le abitazioni e i volontari come la protezione civile fanno quel che possono. E non sempre possono.

Ecco una proposta. “Si era parlato – dice Cuomo – di presidi minimi da conservare sui territori tutto l’anno. Squadre composte dai soggetti deputati all’antincendio boschivo da utilizzare a chiamata”. Cioè, se esplode un incendio. “La Regione sembrava interessata a costituirne uno qui ad Aieta e uno a Paola – ricordano i due idraulico-forestali – ma non se n’è fatto niente”.

E poi il racconto di quella notte. Sono due i roghi esplosi, in due distinti punti. Il primo è partito da un punto lungo la strada che conduce in paese. Mentre erano in corso le prime operazioni di spegnimento è partito un nuovo incendio lungo lo sperone di roccia su cui l’aquila, aetos, Aieta è appollaiata. All’incirca due, trecento metri al di sotto del centro abitato. Grazie al vento, il secondo incendio si è unito al primo proprio sulla collinetta che ospitava la postazione. Poi, insieme, hanno disceso una valle, risalito una collinetta, superato la strada e bruciato un altro colle. Nel loro percorso le fiamme hanno ripulito ettari di pascolo oltre a bruciare alberi e altro.

Di nuovo quelle apparenti coincidenze (di cui abbiamo parlato qui): vento – macchia di leopardo – primavera – pascolo.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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