Tre avvisi di garanzia a conclusione delle indagini preliminari sono stati inviati ieri dalla Procura. Il procuratore capo, Bruno Giordano, ha contestato per la prima volta, anche il nuovo reato di delitto contro l’ambiente (l’articolo 452 bis del codice penale) in vigore con la legge 68 del 22 maggio 2015. Oltre al primo cittadino sono stati raggiunti da informazione di garanzia il procuratore legale della Lao Pools srl, Marcello Forte, responsabile dell’impianto di depurazione e il responsabile del secondo settore dell’Utc, Graziella Marra.
Tra le accuse mosse quelle di aver cagionato un rilevante inquinamento delle acque del torrente Licciardo e del Mar Tirreno nel tratto compreso tra Paola e San Lucido. Contestata anche l’aggravante perché in presenza di aree a rischio paesaggistico – ambientale e l’ulteriore aggravante ambientale (di cui all’art. 452 novies) ossia quando una condotta prevista come reato è commessa allo scopo di determinare reati contro l’ambiente. Le attività di indagini riguardanti il depuratore di Paola delegate dal procuratore Bruno Giordano sono state affidate al personale di polizia giudiziaria dell’ufficio locale marittimo (guardia costiera) e al nucleo ambiente della Procura di Paola e sono state svolte dal 16 giugno al 30 luglio.
A Forte viene contestata la frode nell’esecuzione del contratto di appalto per la gestione del servizio idrico integrato in quanto secondo le accuse: “ometteva la gestione ordinaria e specificamente faceva ‘sfuggire’ i reflui fognari di colore scuro mescolati con fanghi della depurazione senza trattamento alcuno nello scarico finale del torrente Licciardo che successivamente confluiva in mare”.
Inoltre il responsabile di Lao Pools “ometteva di smaltire i fanghi derivanti dal ciclo depurativo e non sottoponeva ad appropriato trattamento le acque reflue”. E sempre Marcello Forte è accusato di “aver cagionato una compromissione delle acque marine e quindi del relativo eco sistema in un’area posta a vincolo paesaggistico (art. 452 bis)”.
A Marra e Ferrari invece viene contestata l’omessa “attività di controllo e vigilanza sul depuratore delle acque reflue urbane malgrado fossero stati reiteratamente avvisati dalla polizia giudiziaria e dall’ufficio locale marittimo in merito al malfunzionamento dell’impianto di depurazione e contestualmente omettevano di adottare i necessari provvedimenti per realizzare interventi di manutenzione straordinaria finalizzati all’adeguamento strutturale dell’impianto”.
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