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Induzione alla prostituzione: se la notifica è in italiano…

A Longobardi tre romene accusate di indurre alla prostituzione una connazionale hanno ricevuto notifica delle accuse in italiano: gli atti ritornano in procura.


LONGOBARDI – Gli indagati o gli imputati stranieri devono essere “avvisati” dagli inquirenti nella loro lingua d’origine.

Potrebbe essere questo il motivo per il quale il Gup, Giulio De Gregorio, su un caso relativo a un tentativo di induzione alla prostituzione ha rimandato il fascicolo in procura.

Nei giorni scorsi ha avuto luogo l’udienza preliminare in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio a carico di tre donne di nazionalità romena. Le tre sono accusate del reato di tentata induzione alla prostituzione, perché, in base a quanto asserito nel capo d’imputazione, in concorso tra loro proponevano a una connazionale ospite presso la loro abitazione, di contribuire alle spese della vita quotidiana offrendosi a uomini di loro conoscenza, con i quali avrebbero organizzato successivamente degli incontri affinché avessero luogo rapporti sessuali, dietro il pagamento di un corrispettivo.

La persona offesa però rifiutava le proposte e decideva di presentare denuncia. L’avvocato Middea, nel corso di un’elaborata arringa, faceva notare che gli atti trasmessi alle indagate, compreso l’avviso di chiusura indagini, erano scritti in lingua italiana.

Esisteva dunque l’elevata probabilità che gli stessi potessero risultare incomprensibili, posto che non emergeva alcuna prova che le donne conoscessero appieno la nostra lingua. Tutto ciò costituiva una potenziale lesione del diritto di difesa delle stesse.

Oltretutto emergeva che la persona offesa, per poter presentare denuncia, avesse dovuto ricorrere all’ausilio di un interprete di fortuna e non ufficiale, in quanto non nominato dall’autorità giudiziaria procedente. Particolare che faceva sorgere seri e legittimi dubbi sulla genuinità e l’effettiva portata della medesima denuncia presentata.

De Gregorio, accogliendo le argomentazioni di Middea, ordinava la trasmissione degli atti alla Procura, affinché, valutata l’attendibilità e la reale portata della denuncia, effettuasse le eventuali traduzioni da trasmettere alle indagate per il tramite di personale qualificato. Il procedimento, dunque, subisce una regressione alla fase delle indagini preliminari.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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