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Morti in carcere, per la procura si tratta di suicidi

All’attenzione della procura i casi di Maurizio Pio Morabito e Youssef Mouchine, entrambi morti nel carcere di Paola. Entrambi i casi vanno verso la chiusura con l’ipotesi suicidio come ipotesi più accreditata.


PAOLA – Per il procuratore capo di Paola Bruno Giordano sussistono pochi dubbi sugli ultimi due decessi avvenuti tra le mura della casa circondariale.

Il caso della morte di Maurizio Pio Morabito è quasi chiuso, mentre per quello relativo al decesso del marocchino Youssef Mouchine si attendono i risultati dell’esame autoptico.

Per il procuratore “non si ha motivo di ritenere che le cose siano andate in un modo diverso”. La tesi accreditata è quindi quella del suicidio o dell’evento accidentale come nel caso di Mouchine.

Dopo la morte di Morabito, nella casa circondariale di Paola la delegazione ispettiva che ha effettuato un sopralluogo ha cercato di ricostruire l’accaduto. Il reggino si sarebbe impiccato, secondo le prime informazioni raccolte, nella sua cella con una coperta ridotta a strisce. Agganciato il cappio alla grata avrebbe deciso, quindi, di farla finita. La morte dell’uomo che doveva scontare ancora pochi mesi per reati comuni è stata già oggetto di intervento dei radicali italiani guidati da Emilio Quintieri. Dal carcere di Arghillà, a seguito di una lite con i suoi compagni di cella, Maurilio Pio Morabito viene spostato, per ragioni di sicurezza, a Paola. L’uomo inizia a manifestare la sua agitazione dopo il trasferimento inviando anche alcune lettere in cui riferiva di temere per la sua vita.

L’altro caso in esame è quello di Youssef Mouchine, un marocchino di 30 anni. Era stato arrestato lo scorso mese di marzo dai carabinieri a Lamezia Terme per espiare una pena per reati comuni. Gli restava pochissimo, 15 giorni, per essere scarcerato e tornare in libertà ma, stranamente, è deceduto nella notte tra il 23 ed 24 ottobre.

Secondo le prime ricostruzioni avrebbe respirato (accidentalmente o meno, resta da appurare) il gas della bomboletta in dotazione dei detenuti con la quale vengono riscaldati i cibi. Il padre dell’uomo ha nominato l’avvocato Manuela Gasparri, conferendole espresso mandato di rivolgersi alla procura affinché sia fatta piena luce sulla morte del figlio.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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