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Iacovo e i prestanomi, gli inquirenti: ecco chi è il “dominus”

La figura del “professionista camaleontico”, Agostino Iacovo, arrestato lo scorso 3 marzo dalla guardia di finanza per trasferimento fraudolento di valori, tratteggiata nell’ordinanza di misura cautelare del Gip di Paola. Le minacce ai fornitori, l’elusione delle misure di prevenzione e riciclaggio, l’uso dei prestanomi.

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PAOLA – “Io ti sparo qua”.

I trattamenti riservati ai fornitori “infedeli” da Agostino Iacovo emergono nelle pagine dell’ordinanza del Gip di Paola che dispongono a suo carico la misura cautelare in carcere.

Due amministratori che si erano recati presso un esercizio gestito dallo stesso hanno sporto denuncia (poi ritirata, ndr) nei confronti del dominus dell’inchiesta istruita dalla procura e dalla guardia di finanza di Paola sotto la guida del comandante Paolo Marzano.

In quell’occasione è emerso che Iacovo “ha fatto uscire le persone presenti nel suo ufficio, ha chiuso la porta dello stesso e ha cercato di dare una testata senza riuscirci a un fornitore”. Le fatture sono state poi pagate. Ma l’accusa è che in quell’occasione Iacovo “abbia cercato di costringere a omettere la riscossione del credito della società facente capo allo stesso”.

Il 39enne, com’è noto, è finito nei procedimenti Coffee break, Cartesio e Plinius nell’ambito dei quali è stato attinto da misure cautelari personali e reali. È stato condannato a 4 anni di reclusione per il reato di usura e per quello di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso (4 anni e 8 mesi). Emergono inoltre nel suo casellario condanne per minacce e percosse.

Iacovo in poche parole, ancora oggi, spiega il Gip “ha mostrato di continuare a gestire beni al fine di eludere le misure di prevenzione e nell’utilizzare modalità aggressive (come nel reato di estorsione riqualificato in tentativo) nel trattare con i propri fornitori o con coloro che potevano essere in qualche modo di intralcio alla realizzazione dei disegni criminosi”.

Una personalità violenta e prevaricatrice quella dell’indagato. Per gli inquirenti non va inoltre sottaciuta la sua “professionalità” nel porre in essere fino ad oggi una ben congegnata e progressiva attività diretta nell’individuazione di soggetti su cui esercitare un ruolo predominante (familiari, ex dipendenti, imprenditori in difficoltà, nonché persone prive di capacità reddituali) da utilizzare quali prestanome per effettuare investimenti milionari. Una attività definita “camaleontica” al fine di limitare “la potenziale aggressione del patrimonio (illecito) da parte del giudice”.

Le indagini non sono affatto terminate in quanto è necessario – rilevano gli inquirenti – “continuare quelle contabili e bancarie in ordine ai canali illeciti dei quali l’indagato trae la propria provvista, nonché all’escussione di persone informate sui fatti”.

Nell’ordinanza emergono, almeno fino all’ottobre 2016, “condotte volte alla dismissione del patrimonio e dunque all’elusione della misura di prevenzione dei beni oggetto del procedimento”.

Per il Gip è quindi necessario “impedire ad Agostino Iacovo di muoversi liberamente sul territorio e continuare a gestire in maniera occulta attività in concorso con gli indagati e in particolare con Gigliola Iacovo e Enzo Buono”.

A riguardo della sorella del cosiddetto dominus “è costantemente e strutturalmente coinvolta in ruoli attivi”, mentre Enzo Buono “è il prestanome di fiducia storico, nonché l’effettivo detentore di ingenti disponibilità finanziarie utilizzate da Agostino Iacovo nell’effettuazione degli investimenti societari”.

I due si trovano agli arresti domiciliari mentre le altre 11 persone coinvolte nelle indagini hanno l’obbligo di firma.

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About Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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