Un dato emerso dopo l’arresto di ieri di Giuseppe Pappaterra per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. È cresciuto negli ultimi due anni il numero di imprenditori disposti a denunciare le minacce alle forze dell’ordine.
SCALEA – Le denunce contro i tentativi di estorsione perpetrati dalla criminalità organizzata a Scalea sono in aumento.
Un trend relativo agli ultimi due anni e confermato – pur senza entrare nei dettagli quantitativi – dal comandante della compagnia dei carabinieri di Scalea, Alberto Pinto.
“Riscontriamo un numero di persone e di imprenditori – ha confermato – che denunciano i tentativi di estorsione. È un segnale che c’è una fiducia maggiore rispetto al passato e che però comporta una risposta concreta da parte nostra. Di contro è diminuito il numero di denunce anonime”.
Ci sarebbero dunque più imprenditori ma anche persone comuni disposte a non tacere
e a rivolgersi alle forze dell’ordine chiedendo tutela.
È successo nei mesi scorsi nel caso delle minacce subite dai proprietari di un negozio di casalinghi e di una friggitoria. In quest’ultima occasione furono effettuati due fermi d’iniziativa dei carabinieri di concerto con la procura di Paola.
Ma un tentativo di estorsione è stato denunciato anche dalla cooperativa sociale Progetto Germano per via di un terreno in uso alla stessa. Si deve inoltre tenere conto di quelle perseguite con attività d’indagine dell’Arma e finite nelle operazioni Frontiera e Murales.
È quanto avvenuto ieri con l’arresto di Giuseppe Pappaterra. Decisivo per l’arresto del 37enne originario di Orsomarso con piccoli precedenti, ma ritenuto vicino alla ‘ndrina dei Valente, la denuncia della vittima.
Le minacce al proprietario di un noto locale di Scalea gli sono valse una richiesta di arresto dalla Dda di Catanzaro e relativa ordinanza di misura cautelare del Gip distrettuale.
L’uomo, impiegato in un grande supermercato, è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri, al termine di circa due mesi di indagini. Per lui l’accusa è di tentata estorsione aggravata dai metodi mafiosi. Pappaterra, a maggio scorso, aveva speso il nome dei fratelli Valente (arrestati nelle operazioni Plinius e Plinius II, ndr) per chiedere parte dell’incasso di giornata al proprietario del locale pubblico. Devi “fare il tuo dovere con i fratelli” avrebbe riferito alla vittima.
Decisivo anche l’intervento dei carabinieri, entrati nel bar per un caffè proprio negli istanti in cui si consumava la minaccia. Da lì sono partite le indagini con l’ascolto di alcune persone presenti e la visione delle registrazioni di alcune telecamere di sicurezza.
Giuseppe Pappaterra è un soggetto sostanzialmente incensurato, avendo a suo carico solo alcuni precedenti di basso livello per reati di matrice predatoria.
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