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Sanità, da tutta Italia per curare cefalea a Potenza

Il caso di due donne curate da cefalea ortostatica al San Carlo di Potenza grazie a una terapia innovativa. In questo settore l’ospedale lucano si pone come eccellenza in Italia.


POTENZA – Da Milano e Cagliari a Potenza per curare una patologia rara.

Sembra un racconto da viaggio della speranza sanitaria. Solo al contrario, se si pensa ai tanti meridionali che si recano al Nord in cerca di soluzioni ai loro mali.

È successo a due donne che al San Carlo di Potenza hanno finalmente messo la parola fine alla loro cefalea ortostatica. Causata da un’ipotensione liquorale spontanea, consiste in un dolore persistente che diminuisce solo sdraiandosi.

Enrico Ferrante, primario di Neurologia dell’ospedale di Potenza, applica una tecnica innovativa da lui elaborata: la Blood patch epidurale lombare con sangue autologo.

Nei giorni scorsi questa procedura è stata attuata a una 38enne di Milano e a una 57enne di Cagliari. Entrambe le donne avevano a lungo cercato una soluzione a questo problema.

Gli interventi sono durati circa venti minuti ciascuno e sono stati effettuati nella sala di Angiografia, nel reparto di Radiologia diretto da Enrico Scarano, per consentire il monitoraggio della procedura con la tecnica della guida fluoroscopica. La procedura è stata eseguita in anestesia locale con la collaborazione del dottor Petrecca, responsabile del servizio di Partoanalgesia. In pochissimi giorni le pazienti sono state dimesse completamente guarite.

La cefalea ortostatica

“La sindrome da ipotensione liquorale spontanea – ha spiegato il primario di neurologia, Enrico Ferrante – si caratterizza per la presenza di cefalea ortostatica, un mal di testa che si manifesta dopo pochi minuti quando il paziente è in piedi o seduto e invece scompare dopo pochi minuti in posizione orizzontale.

Nel 70 percento dei casi, circa, si associano anche disturbi uditivi. La causa della sindrome è una perdita di liquor da un foro, della dura madre, membrana che avvolge il midollo spinale, generalmente nel tratto cervico-dorsale del rachide, che causa una diminuzione della pressione liquorale che, per forza di gravità, fa affondare il cervello in posizione verticale.

La lacerazione della dura madre avviene di solito, spontaneamente, senza alcuna causa apparente, di rado, invece, può essere causata anche da un colpo di tosse forte, starnuto, sforzo fisico eccessivo o brusca torsione del collo.

La blood patch epidurale agisce con due meccanismi. Il primo e quello di favorire con la coagulazione del sangue, la chiusura del foro durale, come quando si mette una toppa sulla camera d’aria della bicicletta per riparare una foratura. Il secondo, immediato, è quello di schiacciare il sacco durale aumentando la pressione nello stesso e facendo risalire il cervello nella sua posizione naturale.

La blood patch, nella maggior parte dei casi, favorisce anche il riassorbimento degli ematomi subdurali cerebrali evitando così un intervento neurochirurgico. E’ una procedura sicura che può talora causare lombalgia per qualche giorni ma risponde agli antidolorifici”.

Redazione

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