7 persone italiane e straniere fermate dalla polizia con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione.
RENDE – Favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione.
Per questi reati il Gip di Cosenza ha emesso misure cautelari nei confronti di 7 persone ritenute responsabili di un vasto giro di squillo online nell’area urbana di Rende.
Per i primi quattro, la misura disposta dal Gip prevede gli arresti domiciliari, mentre per i restanti l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Le misure, emesse già il 28 dicembre scorso, sono state eseguite questa mattina all’alba dalla squadra mobile della questura di Cosenza con il supporto del reparto prevenzione crimine Calabria settentrionale.
Le investigazioni hanno svelato un vasto giro di prostituzione online, con annunci pubblicati su siti specializzati (prevalentemente Bakekaincontri ed Escortitalia), suddivisi dunque per provincia. Annunci che proponevano incontri sessuali concordati tramite cellulari per poi essere consumati in appartamenti presi in affitto.
In seguito al contatto, l’inserzionista riferiva il costo della prestazione e il luogo dell’incontro. Quest’ultimo, quasi sempre, era un appartamento dove si consumava il reato di prostituzione.
In queste dinamiche gli investigatori hanno intravisto “il proliferare di figure che compiono un’attività che può essere definita servente e che ha come scopo ultimo quello di agevolare in tutto e per tutto la buona riuscita degli incontri tra clienti e prostitute. Di contro i favoreggiatori traggono un cospicuo vantaggio economico con la consapevolezza che i proventi ottenuti derivano dall’altrui meretricio”.
Le indagini hanno dimostrato che, a partire dal luglio 2015, gli indagati favorivano e sfruttavano numerose persone dedite alla prostituzione, prevalentemente di origine straniera, perlopiù sudamericana o rumena, attraverso la sistematica collocazione delle prostitute in appartamenti di Rende.
Secondo la polizia, l’attività più remunerativa era relativa al procacciamento degli appartamenti, i cui proprietari non sempre erano a conoscenza dello scopo criminoso, e che spesso risultavano anche affittati regolarmente.
“Gli affittuari ufficiali – rifersicono dalla questura – sono dei prestanome quasi sempre di nazionalità extracomunitaria, anche loro dediti al commercio sessuale e che generalmente si spostano con cadenza settimanale di città in città.
Gli appartamenti in esame, quindi, sono a disposizione di donne che chiedono di lavorare per un determinato periodo, in quella precisa località e pagando 50 euro al giorno a colui che gestisce la dimora”.
Dalle prime evidenze rese dagli inquirenti, spiccano alcune figure facente parti del giro
Uno degli indagati fungeva da “tassista tuttofare” delle prostitute, occupandosi di accompagnarle nei diversi appartamenti.
Una delle prostitute, invece, si adoperava attivamente per reclutare altre donne da avviare alla prostituzione.
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