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Maratea, scoperti lavoratori in nero nel settore edile

Due dei lavoratori erano percettori di Naspi. Elevate sanzioni per due imprese del territorio finite nel mirino delle fiamme gialle.


MARATEA – Cinque lavoratori in nero sono stati scoperti dalla guardia di finanza di Maratea in due imprese edili del territorio.

Due di questi lavoratori erano percettori di indennità di disoccupazione.

“Gli interventi – spiegano le fiamme gialle – sono stati originati dallo sviluppo degli elementi acquisiti nel corso degli ordinari e costanti servizi del controllo economico del territorio che, opportunamente incrociati con i dati risultanti dalle banche dati in uso all’amministrazione finanziaria, hanno consentito l’individuazione dei soggetti da sottoporre a controllo.

Nel mirino delle fiamme gialle due imprese: una ditta individuale e una società di capitali. Gli accessi eseguiti presso le sedi operative e i contestuali riscontri documentali hanno consentito di accertare che cinque persone operavano, in qualità di lavoratori subordinati, privi di un regolare contratto e senza che alcun adempimento di ordine previdenziale ed assicurativo fosse stato attuato dai rispettivi datori di lavoro.

Per i casi in ispecie, la normativa di settore impone ai datori di lavoro la contestuale regolarizzazione delle posizioni lavorative anomale che, per i due lavoratori in nero in regime di disoccupazione con trattamento Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), assume particolare rilevanza, avendo i medesimi percepito indebitamente di una prestazione a sostegno del reddito dei lavoratori riservata a coloro che hanno effettivamente perso involontariamente il lavoro.

Inoltre, l’intervento dei finanzieri garantirà il recupero e l’interruzione del suddetto beneficio con conseguente risparmio di soldi pubblici.

Nei confronti dei responsabili delle condotte illecite sono state contestate le sanzioni amministrative introdotte dalla dall’articolo 1, comma 445, lettera d) della legge 145/2018 (legge di bilancio) con pene che vanno da un minimo di 9 mila euro a un massimo di 54 mila euro, commisurate al numero dei lavoratori e al periodo di manodopera prestata in nero.

L’attività del Corpo, nel contrasto all’impiego di manodopera irregolare e/o in nero, si colloca tra quelle finalizzate a tutelare sia gli imprenditori che operano nel pieno rispetto della normativa fiscale, previdenziale ed assistenziale, sia gli stessi lavoratori irregolari, i quali, oltre a non essere protetti sotto l’aspetto assicurativo, non vedranno maturare futuri benefici pensionistici”.

Redazione

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