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Odissea sanità, costole rotte: 72enne in lettiga per 9 ore

La disavventura di una anziana donna di Tortora. In ambulanza da un presidio ospedaliero all’altro del Tirreno cosentino.


TORTORA – Circa nove ore in lettiga per avere un risposta alle richieste di cura.

E oltre 130 chilometri macinati in ambulanza. Da Praia a Mare a Cetraro, per poi essere trasferita a Paola, quindi a Cosenza per un consulto e infine far rientro a Paola.

È la triste odissea di una donna 72enne negli ospedali del Tirreno cosentino. Un viaggio che è iniziato alle 9 e 30 del mattino di giovedì, quando dopo una caduta al mercato di Praia a Mare ha fatto ingresso nel pronto soccorso cittadino, e che si è concluso alle 18 e 30 nel nosocomio San Francesco di Paola dove è stata ricoverata in Chirurgia.

Solo il giorno successivo è stata infine trasferita nel reparto di Chirurgia toracica dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, dopo altri 35 chilometri di viaggio in ambulanza.

Il commento dei parenti

Ecco cosa hanno raccontato i familiari della donna su questa vicenda.

“Siamo rimasti molto colpiti da quello che è successo. Mentre il calvario era in corso, abbiamo trattenuto con difficoltà la rabbia. È dura accettare che una persona abbia un incidente alle 9 del mattino e venga ricoverata solo 9 ore dopo.

9 ore riempite di continui trasferimenti in ambulanza per una persona ultrasettantenne e in gravi condizioni. La cosa che colpisce di più è l’incertezza in cui si viene tenuti.

L’impressione principale, poi, è che manchi la volontà di svolgere una missione e, soprattutto, di assumersi responsabilità. Questo lo abbiamo potuto sperimentare in particolare al ‘non-ospedale’ di Praia a Mare e allo scalcinato ospedale di Cetraro.

Qui, addirittura, mancava il chirurgo che avrebbe dovuto esprimere un parere sulla nostra parente.

Per correttezza dobbiamo anche dire che, seppur attraverso un percorso oltremodo complicato, il personale medico ha trovato la miglior sistemazione per la nostra congiunta.

Personale medico che, per onestà, non ce la sentiamo di crocifiggere senza concedere attenuanti, perché costretto infatti a operare in un contesto di disorganizzazione e carenze strutturali decise dall’alto. Da una classe dirigenziale e politica calabrese di inetti e di indegni.

Salviamo in maniera totale il personale del 118. In maniera particolare l’equipaggio dell’ambulanza che ha operato da Praia a Mare, quello del reparto di Chirurgia generale del San Francesco di Paola e di Chirurgia toracica di Cosenza”.

Una sanità che si trova dunque a fare i conti con atavici problemi, legati anche alla carenza di medici. E di ospedali impossibilitati a dare risposte per la mancanza di specifici professionisti.

A pagarne le spese è sempre e comunque l’utenza che si trova sballottata da un presidio ospedaliero all’altro con perdite di tempo a volte importanti e con stress psicologici non di poco conto.

E naturalmente assieme a loro ci sono le famiglie. Costrette a “seguire” da una città all’altra le ambulanze e poi a sperare di trovare per il proprio caro un posto letto in ospedale.

Senza dimenticare che il mancato potenziamento dello spoke Paola-Cetraro si traduce in problemi per l’Hub di Cosenza.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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