A inizio novembre aprirà un dormitorio per viandanti senza fissa dimora. Il parroco, don Marco Avenà: “Qui creiamo accoglienza, ascolto e reinserimento nella società”.
PRAIA A MARE – Dodici posti letto per bisognosi in una struttura calda e accogliente. Un rifugio concreto per superare la notte o un periodo di difficoltà. Un luogo dove fare una doccia e indossare vestiti puliti. Ma, soprattutto, un orecchio che ascolta e una bocca che pronuncia parole di conforto.
Qui si ferma l’essere umano con problemi di droga, l’immigrato come il paesano, la rom incinta. Qui, qualcuno si è fermato prima di ripartire e fare un altro giro sulla giostra della vita.
Qui è la parrocchia San Paolo Apostolo di Praia a Mare dove a inizio novembre aprirà “La Casa di Rut”. Un dormitorio realizzato grazie a un contributo della Caritas italiana e su volere del vescovo della diocesi San Marco Argentano – Scalea, monsignor Leonardo Bonanno.
Le opere interessano una porzione da circa 200 metri quadrati del seminterrato della chiesa e, alla fine, si avrà una struttura vera e propria al posto del ricovero di fortuna già esistente.
I lavori sono partiti lunedì scorso e si procede di buona lena per portarli a termine in tempo. Ne ho parlato con il parroco, don Marco Avenà, anche redattore del progetto del dormitorio.
In realtà – mi ha detto – è già da due anni che la parrocchia ospita persone che vivono per strada. “In parte li abbiamo ospitati in roulotte, nel giardino, e all’interno dei locali pastorali abbiamo allestito delle docce, oltre alla mensa parrocchiale”.
Chi sono questi bisognosi – chiedo –? Che tipo di persone sono i tuoi ospiti?
“Sono persone abbandonate – risponde il giovane parroco praiese –. Persone che magari dormivano alla stazione ferroviaria e che qui hanno trovato un rifugio.
C’è un rumeno e c’è uno di Cosenza che dormiva per strada a Scalea. C’è un nostro giovane compaesano e un polacco che invece dormiva nella ex Lini e Lane.
Ci sono persone che restano a lungo e altri che vivono un disagio temporaneo ma che poi riescono a tornare a vite normali.
Qui abbiamo ospitato anche ex detenuti e sono rimasti con noi anche 3 o 4 mesi. Abbiamo aiutato una rom a partorire, ad accudire la sua bambina e a tornare in Romania dai suoi famigliari.
Un ex tossico e ladro di appartamenti è stato con noi per un anno. Abbiamo cercato per lui un impiego e ora lavora al Nord per un’associazione che gestisce una fattoria.
Ci sono molti di questi casi, sia del posto che stranieri. La parrocchia ha anche affittato un appartamento a parte per gli zingari”.
Cosa sarà La Casa di Rut?
“Sarà, come per volere del vescovo – spiega don Marco Avenà –, un luogo di solidarietà per chi ha una vita difficile. Uno spazio di accoglienza per gli ultimi, cosi da sostenerli e farli integrare.
La nostra è una parrocchia di periferia, che bada però a un vasto territorio, fatto di 8 contrade e dal quale sono emersi molti volontari. Per questo il vescovo ha voluto utilizzare parte della struttura per la presa in carico dei viandanti senza fissa dimora.
Gli ospiti saranno prima affidati al centro di ascolto della Caritas parrocchiale. Qui, il parroco e persone esperte nell’ascolto accerteranno la loro idoneità, spiegando loro il regolamento del dormitorio e accertandosi che l’abbiano compreso.
Oltre a fornire un riparo notturno in ambienti sani e confortevoli, offrirà bagni e docce, prodotti per l’igiene personale, biancheria e vestiti, visite mediche effettuate da medici cattolici volontari.
L’ascolto proseguirà con l’aiuto di persone qualificate per tratteggiare un percorso di reinserimento nella società”.
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