I Ros in azione. Le famiglie della Piana di Gioia Tauro avevano messo le mani sulle attività economiche e sulla droga nel Veronese.
VENEZIA – C’era lo zampino delle famiglie Gerace-Albanese-Napoli-Versace originarie della piana di Gioia Tauro nelle attività criminali della provincia di Verona, in comuni come Villafranca Veronese, Valeggio sul Mincio, Lazise e Isola della Scala.
Per questo, oggi, il Ros con il supporto dell’Arma territoriale in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Calabria, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 33 indagati per associazione di tipo mafioso.
il provvedimento è stato emesso dal Gip del tribunale di Venezia su richiesta della locale Dda.
Gli altri reati contestati sono traffico di stupefacenti, estorsione, rapina, usura, ricettazione, riciclaggio, turbata libertà degli incanti, furto aggravato, favoreggiamento, violazione delle leggi sulle armi, con le aggravanti mafiose.
Contestualmente, sono state notificate più di cento informazioni di garanzia ed effettuate numerose perquisizioni, nonché sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 3 milioni di euro.
I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel 2013 – anche a riscontro delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia – per ricostruire un traffico di stupefacenti diretto verso il Veneto, successivamente ampliata per accertare l’eventuale presenza in quella regione di strutture di ‘ndrangheta.
Le indagini hanno consentito di individuare gravi elementi di responsabilità in ordine ad una strutturata consorteria ‘ndranghetistica stanziata a Sommacampagna, in provincia di Verona, almeno dal 1981.
Riconducibile, secondo gli investigatori alle già citate famiglie della Piana ben connesse con il Crimine di Polsi e collegate anche con soggetti contigui alla cosca Grande-Aracri di Cutro stanziali nello stesso territorio.
Con l’estorsione e l’usura intimidivano e assoggettavano le vittime. Inoltre avevano realizzato nel tempo un “vorticoso giro di false fatturazioni per operazioni inesistenti.
Inoltre sono stati documentati diversi episodi di riciclaggio, commessi attraverso società di cui i formali titolari si servivano, avvalendosi anche della mafiosità dei loro interlocutori, per trarre un personale tornaconto”.
Le famiglie erano riuscite ad acquisire, direttamente o indirettamente, la gestione e il controllo di molte attività economiche, in particolare costruzioni edili e movimento terra, impiantistica civile ed industriale, servizi di pulizia e di affissione della cartellonistica pubblicitaria, commercio di autovetture e materiali ferrosi, trasporti su gomma.
“Infine – informano gli inquirenti -, gravi elementi sono emersi in ordine alla gestione, da parte dei sodali, di un traffico di stupefacenti, sviluppato nel Veronese attraverso due canali di approvvigionamento.
Uno in Calabria e l’altro facente capo ad appartenenti a gruppi criminali albanesi e sloveni. Nel corso delle attività, sono stati sequestrati ingenti quantitativi di cocaina e marijuana.
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