L’annuncio del presidente Spirlì. Attesi a Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Locri. Una soluzione rapida che non piace all’opinione pubblica.

Quattro ospedali da campo per i pazienti affetti da Covid-19 saranno allestiti a Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Locri.
Lo ha annunciato il presidente facente funzione della Regione Calabria, Nino Sprilì, non specificando però la data.
Le strutture mediche temporanee, già utilizzate in altre regioni nel corso della prima ondata del virus, sono messe a disposizione dalla Protezione civile e Croce rossa.
Si concretizza insomma quando indicato alcuni giorni fa dai consiglieri regionali De Caprio ed Esposito (ne abbiamo parlato qui).
Quest’ultimo annuncio era stato accolto da una forte discussione in ambito locale sul Tirreno cosentino.
Qui, l’opinione pubblica ha rimarcato con forza come proprio su questo territorio (come in altre parti della regione) esistano strutture sanitarie abbandonate, ospedali dismessi o convertiti che potrebbero essere utilizzati allo scopo.
Nella discussione, costruita anche sulla nostra pagina Facebook, è stato però correttamente fatto notare che “è una questione di tempo” e che, vista l’emergenza sanitaria calabrese, “bisogna fare il prima possibile“.
Nella stragrande maggioranza dei casi, insomma, si farebbe prima a montare un ospedale da campo che a risistemare un edificio sanitario svuotato.
Resta l’amaro in bocca, però, a molti commentatori che hanno fatto notare come dalla prima ondata di contagi a ora siano passati mesi e mesi senza che gli organi preposti prendessero provvedimenti per dotare la Calabria di strumenti adeguati.
Ciò, in provincia di Cosenza, si denota particolarmente sul versante dei tamponi: il più incisivo strumento di prevenzione delle infezioni e dei decessi, come alcuni casi virtuosi insegnano. Uno su tutti la Germania.
Insomma, tirando le somme, la soluzione ospedali da campo Covid-19 in Calabria non piace a molti.
C’è infine da sottolineare che un ospedale da campo è una misura d’emergenza e, per sua stessa natura, temporanea.
Quanto alle altre misure adottate, Spirlì in un comunicato stampa ribadisce “l’aumento di 244 posti letto, tra cui 10 di terapia intensiva, in tutta la regione”.
In realtà non si tratta di un “aumento” ma di una conversione di posti letto normali in posti letto Covid che, di fatto, riduce le possibilità di ricovero dei pazienti affetti dalle altre patologie.
Bene, invece, “il reclutamento di 300 tra medici e infermieri da destinare alla battaglia contro il Coronavirus”, dice ancora Spirlì.
