Pescatori delusi dalla piega presa dalla progettazione per la riqualificazione del Porto. Chiesto intervento della Regione Basilicata.
“È necessario intervenire strutturalmente sul Molo Nord del Porto di Maratea, altrimenti tra qualche tempo non esisterà alcun porto“.
Con queste parole Manuel Chiappetta, portavoce dell’Associazione di coordinamento delle Imprese di pesca del litorale tirrenico lucano, chiede che si intervenga per salvaguardare le attività.
Allo scopo è stato chiesto un tavolo tecnico agli assessori della Regione Basilicata alle Infrastrutture e mobilità, Donatella Merra, e alle Politiche agricole e forestali, Francesco Fanelli.
Scopo del tavolo “un intervento politico – spiegano i pescatori di Maratea -, che supporti l’attività dell’amministrazione comunale in relazione all’atto d’intenti della Giunta, che ha riguardato il progetto definitivo di riqualificazione portuale”.
Lo scorso 10 dicembre, l’esecutivo marateoto ha approvato un atto di indirizzo per integrare e adeguare il progetto definitivo della riqualificazione del porto, con interventi da circa 3 milioni di euro.
Per il Molo Nord, la progettazione originaria prevedeva il completamento della messa in sicurezza estendendo la massicciata di protezione fino all’estremità e realizzando sul dorso della stessa una passeggiata.
Ma in seguito l’ufficio Urbanistico regionale ha negato l’autorizzazione all’ipotesi progettuale, considerandola troppo impattante in una zona sottoposta a tutela.
“Ora che non si è ancora nella fase definitiva del progetto – dichiara Chiappetta – si deve intervenire per mettere sul tavolo le esigenze del comparto a fianco di quelle paesaggisitiche.
Le opere di massicciata fatte circa 3 anni fa, per 700mila euro, sono state quasi del tutto cancellate dalle mareggiate.
Bisogna proteggere il Punto di sbarco per la pesca – aggiunge – con consistenti interventi strutturali.
Ma ciò non rientra in nessun modo nelle linee guida descritte nella delibera di Giunta. Così si innesca un meccanismo pericoloso che può vanificare gli impegni sostenuti dalla Regione negli anni passati”.
Secondo Assopescatori, insomma, serve un processo politico che scongiuri errori progettuali del passato.
“Per mere esigenze economiche – sostiene l’associazione delle Imprese di pesca – hanno previsto manutenzioni con l’ausilio di mezzi e scelte tecniche inadeguate.
Abbiamo vissuto un periodo di smarrimento mentale, che quasi ha fatto passare l’idea che un’infrastruttura marittima portuale possa essere manutenuta con escavatori e materiale di risulta”.
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