CRONACA

Operazione Crypto, la coca a Rosarno nei doppiofondi delle auto: i nomi degli arrestati

Colpo alla ‘ndrina dei Pesce-Bellocco. Complessivamente indagate 93 persone. Tutti i dettagli dell’operazione della Dda di Reggio Calabria.


Grandi quantitavi di cocaina arrivavano a Rosarno, nel Reggino, nascosti in sofisticati doppiofondi ricavati in automobili usate per il trasporto da Paesi come Belgio o Spagna.

Questo il tema portante dell’operazione Crypto della Dda di Reggio Calabria e della guardia di finanza scattata questa mattina nei confronti di 57 indagati (43 in carcere, 14 agli arresti domiciliari, ma in tutto gli indagati sono 93) per i delitti di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

La misura cautelare, disposta dal Gip di Reggio Calabria è stata eseguita tra Calabria, Sicilia, Piemonte, Puglia, Campania, Lombardia e Valle d’Aosta.

Contestualmente, i finanzieri hanno dato esecuzione al sequestro preventivo d’urgenza di beni, emesso dalla Dda di Reggio Calabria, per un valore complessivo stimato in 3.767.400,00 euro.

L’operazione odierna è la prosecuzione di “Gerry”, operazione del marzo 2017 con la quale è stata sgominata una complessa consorteria criminale, composta da soggetti di vertice delle ‘ndrine Molé-Piromalli e Pesce-Bellocco operanti, rispettivamente, a Gioia Tauro e Rosarno.

In particolare, nell’ambito della operazione “Gerry” si identificavano gli usuari di utenze ritenute di fondamentale importanza per l’accertamento di un nuovo e diverso fenomeno criminale di rilevante spessore in tema di traffico organizzato di sostanze stupefacenti.

L’indagine ha evidenziato un grave quadro indiziario a carico di esponenti di spicco della ‘ndrina Pesce-Bellocco, riconducibili alle famiglie Cacciolla-Certo-Pronestì.

Avevano messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale volta al traffico di stupefacenti, caratterizzata da marcati profili operativi internazionali, capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal Nord Europa (Olanda, Germania, Belgio) nonché dalla Spagna e di “piazzarla” in buona parte delle regioni italiane: Lombardia, Piemonte, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia ed Emilia Romagna e anche all’estero, Malta.

L’inchiesta ha consentito di disvelare l’esistenza di una agguerrita consorteria calabrese di stampo ‘ndranghetista, estremamente organizzata, composta da numerosi accoliti e dotata di una vera e propria flotta di mezzi necessaria per far giungere a destinazione la cocaina.

I soggetti, deputati alla pianificazione delle importazioni e al successivo smistamento della droga sul territorio nazionale, operavano in un’ottica prettamente aziendale, che poteva contare sull’utilizzo di Sim tedesche e sulla possibilità di recuperare e modificare ad hoc numerose autovetture, dotate di complicatissimi doppifondi, così da renderle praticamente impermeabili ai normali controlli su strada da parte delle forze di polizia.

Il modus operandi dell’associazione consisteva nel reperire lo stupefacente dai paesi fornitori, da lì veniva trasportato a Rosarno via terra, occultato in autovetture appositamente predisposte e con doppifondi e successivamente, grazie alla vasta ramificazione dell’organizzazione criminale, venivano rifornite molteplici piazze di spaccio italiane.

Il gruppo criminale operava a stretto contatto con un cittadino della Repubblica Dominicana, Alcantara Humberto Alexander, il quale, tramite la sua attività d’intermediazione, assicurava contatti diretti con fornitori sudamericani stabilitisi in varie parti d’Europa.

In particolare, nell’aprile del 2018, Cacciola Giuseppe e Certo Nicola si recavano a Barcellona da un contatto di Alcantara, al fine definire i dettagli di un’importazione di narcotico dal Sudamerica. Sempre nel 2018, nel mese di luglio, Certo Nicola e Cacciola Giuseppe si recavano in Belgio, dove incontravano un altro contatto di Alcantara.

Un altro personaggio con un ruolo di primo piano nell’organizzazione, per quel che riguarda la sua proiezione internazionale, era Paladino Marco, soggetto legato alla ‘ndrina Gallace di Guardavalle e stabilmente residente a Deltmond, in Germania.

Quest’ultimo, seguendo le specifiche direttive del sodalizio rosarnese, aveva sia la funzione di procacciatore di convenienti partite di narcotico dal Nord Europa, Germania, Belgio e Olanda, sia funzioni di corriere fino al territorio calabrese.

A riprova della costruzione investigativa posta in essere dalla Guardia di Finanza, venivano effettuati alcune perquisizioni veicolari, con successivi riscontri, all’ingresso nel territorio italiano.

Le indagini hanno cristallizzato l’uso della consorteria di numerose Sim tedesche che da Rosarno comunicavano in maniera citofonica con altri cellulari con numerazione tedesca sparsi sul territorio nazionale.

Queste Sim, acquistate in Germania e intestate a soggetti di comodo, ovvero senza intestatari, rendevano ancor più difficile l’identificazione degli usuari delle diverse utenze.

Inoltre, gli indagati comunicavano esclusivamente tramite Sms, evitando che potesse palesarsi la loro voce, potenzialmente utile a un eventuale riconoscimento, e spesso utilizzando un molteplice livello di protezione costituito da messaggi contenenti codici numerici predefiniti (a ogni lettera dell’alfabeto corrispondeva un numero, assegnato apparentemente senza logica alcuna).

Vi è da sé che al fine di definire l’esatta identità dei soggetti che inviavano o ricevevano detti Sms dal contenuto illecito, si sono resi necessari, oltre all’ascolto delle intercettazioni e alla decriptazione della messaggistica, frequenti servizi di osservazione o video riprese tratte da telecamere appositamente installate.

In Germania, poi, operava anche Tedesco Domenico, residente ad Hattersheim, in Germania, che forniva appoggio logistico quando i referenti dell’organizzazione si recavano in territorio tedesco.

Altro aspetto fondamentale dell’indagine odierna è nei rapporti instauratisi con altre consorterie criminali, in special modo in Calabria e in Sicilia. Tra i gruppi criminali destinatari dei predetti carichi di droga si riportano diversi e autonomi gruppi delinquenziali:

– quello operante nella zona di Amantea (CS) e Cosenza, riconducibile rispettivamente a Suriano Francesco, esponente di spicco della ’ndrina Gentile, e a Porcaro Roberto, reggente della ’ndrina Lanzino.

– uno nel Torinese, facente capo a Raso Vincenzo.

– uno nella città di Catania, riconducibile a Cambria Francesco, esponente di spicco del Clan Cappello.

– altri operanti tra le città di Siracusa, Benevento e Milano.

A conferma della transnazionalità dell’organizzazione occorre, tra l’altro, evidenziare che tra gli acquirenti delle partite di narcotico del trio Cacciola-Certo-Pronestì venivano individuati esponenti di spicco della cosca Cappello di Catania.

È indicativa, al riguardo, la creazione di una rotta per far giungere la cocaina anche in territorio maltese.

Più nello specifico, nel febbraio 2018, Meo Ivan, soggetto vicino al Clan Cappello, e due soggetti non identificati, che facevano da staffetta, si recavano, via mare, da Pozzallo (Rg) a Malta, dove consegnavano sostanze stupefacenti e, come provento della cessione, il Meo riportava in Italia 50mila 850 euro così come cristallizzato da apposita perquisizione veicolare e relativo sequestro effettuati al ritorno a Pozzallo.

Le indagini hanno dimostrato, poi, che tra i rosarnesi e le altre associazioni criminali si era creata una vera e propria sinergia. Sebbene nella quasi totalità dei casi le ingenti partite di narcotico partivano dalla Calabria per approvvigionare i vari acquirenti, quest’ultimi in alcuni casi ricambiavano il favore provvedendo a rifornire di stupefacente gli stessi rosarnesi o rifornendo un altro gruppo mediante l’intermediazione degli stessi.

Con la decriptazione di tale messaggistica è stato possibile trarre significative indicazioni sul modus operandi dell’organizzazione, identificare i sodali e ricostruire numerosi episodi di commercio e importazione di sostanze stupefacenti.

Infatti, nel corso delle indagini, su attivazione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria-Gico di Catanzaro, sono stati arrestati in flagranza di reato da altri reparti 10 corrieri di droga e sequestrati circa 80 chilogrammi di cocaina, che una volta immessa in commercio avrebbe fruttato all’organizzazione più di 4 milioni di euro, oltre che svariati chili tra marijuana e hashish.

Inoltre, dall’attività d’indagine è emerso che, tra l’aprile e il novembre del 2018, l’organizzazione criminale ha movimentato, oltre a quelli sequestrati, altri 140 chilogrammi di cocaina.

Le contestuali indagini patrimoniali hanno consentito anche l’emissione di un sequestro preventivo d’urgenza di beni, per un valore complessivo stimato in oltre 3,7 milioni di euro, costituito da: fabbricati, società e relativi complessi aziendali, automezzi e numerosi rapporti bancari e finanziari, dislocati in Calabria, Calabria, Sicilia, Puglia, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.

In particolare, attraverso articolate investigazioni economico-patrimoniali si è proceduto a verificare, per ciascun soggetto, la presenza di sproporzione tra i redditi dichiarati e le possidenze intestate procedendo, al fine di scongiurare la dispersione dei patrimoni, al sequestro d’urgenza dei beni non giustificati.

SOGGETTI RAGGIUNTI DALLA MISURA CAUTELARE

CUSTODIA IN CARCERE

(1) ALCANTARA Humberto Alexander, cl. 1976;

(2) BATTAGLIA Giuseppe, cl. 1972;

(3) BENZI Gianfranco, cl. 1945;

(4) CACCIOLA Giuseppe, cl. 1989;

(5) CAMBRIA Francesco, cl.1984;

(6) CAVARRA Francesco, cl. 1960;

(7) CERTO Domenico, cl. 1994;

(8) CERTO Nicola, cl. 1987;

(9) COCO Orazio, cl. 1978;

(10) FEDELE Rocco Antonio, cl. 1972;

(11) FEDELE Salvatore, cl. 1974;

(12) GULLACE Antonio, cl. 1981;

(13) LIISTRO Carmelo, cl. 1980;

(14) MARIGLIANO Alessandro, cl. 1981;

(15) MARTELLO Alessio, cl. 1990;

(16) MAZZEI Andrea, cl. 1984;

(17) MERO Matteo, cl. 1984;

(18) MODEO Walter, cl. 1975;

(19) PALADINO Marco, cl. 1985;

(20) PALETTA Antonio, cl. 1984;

(21) PALETTA Gennaro, cl. 1990;

(22) PATI Giampiero, cl. 1980;

(23) PATI William, cl. 1970;

(24) PENZA Antonio Marco, cl. 1983;

(25) PITARA’ Santo, cl. 1971;

(26) PIZZO Giulio, cl. 1990;

(27) PIZZO Maurizio, cl. 1964;

(28) PORCARO Roberto, cl. 1984;

(29) PRONESTI’ Bruno, cl. 1979;

(30) RASO Alessandro, cl. 1972;

(31) RASO Vincenzo, cl. 1981;

(32) SCALISE Alessandro, cl. 1992;

(33) STELITANO Antonio, cl. 1982;

(34) STELITANO Lorenzo, cl. 1986;

(35) SURIANO Francesco, cl. 1979;

(36) TEDESCO Domenico, cl. 1959;

(37) TROMBETTA Giuseppe, cl. 1993;

(38) VARONE Francesco, cl. 1987;

(39) VIOLA Gianfranco, cl. 1971;

(40) VITALE Fabio, cl. 1974;

(41) VITALE Franco, cl. 1977;

(42) VITALE Giuseppe, cl. 1969;

(43) ZAGAME Rosario, cl. 1972;

ARRESTI DOMICILIARI

(44) CACCIOLA Rocco, cl. 1995;

(45) CHINDAMO Michele, cl. 1991;

(46) CIRELLI Paolo, cl. 1946;

(47) GIOVINAZZO Pasquale, cl. 1964;

(48) GUERRA Massimiliano, cl. 1969;

(49) LA PIETRA Giorgio, cl. 1978;

(50) MAZZANTI Massimiliano, cl. 1972;

(51) MEO Ivan, cl. 1988;

(52) MONTAGONO Stefano, cl. 1988;

(53) NASSO Marialuisa, cl. 1985;

(54) PESCETTO Giuseppe, cl. 1973;

(55) PRONESTI’ Simone, cl. 1992;

(56) TALARICO Alessandro, cl. 1965;

(57) VILLANI Alessandro, cl. 1978.

Redazione

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