Il sindaco di San Nicola Arcella al gestore del servizio: esperienza fallimentare. Focus sui costi di gestione e sulla fatturazione.
“Sorical non può vendere acqua ai comuni e i comuni non comprano né vendono acqua ai cittadini, che sono tenuti a pagare solo i costi del servizio. I costi cioè per far sì che l’acqua captata possa essere utilizzata e successivamente smaltita, dopo essere stata depurata. Il nocciolo del problema è tutto qui”.
Lo scrive Eugenio Madeo, sindaco del Comune di San Nicola Arcella, a Sorical, il soggetto che in Calabria fornisce all’ingrosso l’acqua ai Comuni e, da questi, alle utenze.
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“In definitiva – scrive – la legge Galli ha posto come obiettivo la riorganizzazione del servizio idrico prevedendo il superamento della notevole frammentazione gestionale con la creazione del Sistema idrico integrato.
Se lungo il percorso c’è chi vende e chi compra, gli obiettivi del sistema idrico integrato per il raggiungimento di un maggior livello di efficacia ed efficienza del servizio e la garanzia nel tempo della salvaguardia qualitativa e quantitativa della risorsa idrica, sono destinati al fallimento, come ampiamente dimostrato dall’esperienza Sorical.
Si può discutere – argomenta Madeo – sulla dimensione gestionale ottimale del sistema, ma il gestore del Sii deve essere unico.
Ci può essere una catena formata da tanti anelli, non tanti anelli che non formano una catena. Se le reti di adduzione e di distribuzione fanno acqua da tutte le parti, è la Regione Calabra che programma l’uso più opportuno delle risorse finanziarie disponibili per migliorare il sistema.
I costi dell’intero sistema devono essere, pertanto, ripagati con la fatturazione inviata alle singole utenze domestiche e non.
E se un Comune fattura 100 metri cubi di acqua, alla Sorical deve essere rimborsato il costo per la fornitura di 100 metri cubi di acqua, non di 200 o addirittura 300, come capita nella maggior parte dei casi, che vengono venduti ai comuni e misurati all’ingresso dei serbatoi idrici presenti sul territorio comunale.
Tale misurazione può essere utile solo per capire quale anello della catena non funziona e cosa occorre fare per correre ai ripari, ben sapendo che esistono i poteri sostitutivi, non per scaricare sui comuni tutti i costi di un sistema ridotto male.
Se non esiste ancora un gestore unico del Sii – conclude Madeo -, le conseguenze di una tale grave inadempienza regionale non potranno continuare a pesare negativamente sulle finanze comunali”.
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