VERBICARO

Fedele Di Giorno: da 63 anni a piedi da Verbicaro alla Madonna del Pettoruto di San Sosti

La storia di Fedele Di Giorno. Anche quest’anno presente al pellegrinaggio che coinvolge le comunità di Verbicaro, Santa Maria del Cedro, Grisolia e Maierà.


Fedele di Giorno, 71enne cittadino di Verbicaro, da 63 anni compie il pellegrinaggio a piedi dal suo paese fino al Santuario della Madonna del Pettoruto di San Sosti.

Un immancabile appuntamento di fede al quale ha adempito anche quest’anno, in compagnia di un gruppo partito nella notte tra venerdì e sabato scorso e ingrossatosi fino alle 30 persone man mano che, attraversando i comuni del territorio, si aggiungevano i pellegrini di Grisolia, Maierà e Santa Maria del Cedro nelle località Bocca del Carpino e Valico del Palombaro.

“Dopo la consueta pausa ristoro nei pressi del fiume Rosa. a base di peperoni fritti con sarde, vino e organetto – raccontano – abbiamo raggiunto il Santuario”.

Il parroco di Verbicaro, don Mario Barbiero, ha celebrato per loro la santa messa e nell’occasione ha consegnato una targa ricordo a Fedele Di Giorno per la sua straordinaria prova di fede.

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“Tutti gli anni – spiegano i pellegrini -, il primo weekend di settembre Fedele organizza scrupolosamente queste giornate. Uomo umile, ma tenace e fedele come il nome che porta. Fisico asciutto, gran lavoratore, tre figli e la moglie che lo ha sempre incoraggiato.

Zaino in spalla e si va, bisogna partire presto perché il sentiero è lungo e tortuoso, fatto di rovi, massi da scavalcare, salite ripide e discese, fiumi da costeggiare.

Aveva otto anni quando per la prima volta Fedele con i genitori intraprendeva questo pellegrinaggio. È una tradizione molto sentita dalle comunità locali, che ancora oggi viene portata avanti. Dal primo al cinque settembre da tradizione si andava a San Sosti per comprare o vendere animali (maiali, vitelli, pecore), mentre dal cinque all’otto settembre si giungeva al Santuario per porgere voti alla Madonna e per la processione.

Da Verbicaro, Grisolia, Buonvicino, Diamante, sono tanti i fedeli che si aggregano lungo il sentiero, alcuni anche scalzi. In quegli anni erano più di mille le persone che partivano dai loro paesi per onorare la Madonna del Pettoruto. Ma Fedele dall’età di otto anni non si è mai fermato, prima con le lanterne ad olio adesso con la torcia alle prime luci dell’alba del tre settembre si deve partire.

Alle due del mattino da Verbicaro, Fedele e il suo gruppo si incamminavano verso Bocca di Carpino, dove si aggregavano le persone di Grisolia e si proseguiva insieme. Al Varco del Palombaro si aggiungeva invece il gruppo di Buonvicino e Diamante. Le donne intonavano canti popolari o inni alla Madonna e gli uomini e i bambini suonavano utilizzando, fischietti, organetti, zampogne.

Ogni tanto una pausa per riposarsi e mangiare qualcosa. Dal Palombaro si scendeva lungo la Valle del fiume Rosa, già comune di San Sosti, e si procedeva seguendo il corso del fiume. Nel cuore del Pollino, il monte Montea sorvegliava dall’alto il lungo andare dei pellegrini.

In località Capi di Rosa, prima di arrivare al Santuario ci si fermava per il pranzo. Mancava poco all’arrivo. Il pranzo era fatto di cose semplici e genuine, ognuno offriva quello che aveva preparato accuratamente.

Il piatto tipico erano i peperoni fritti con le alici, pane duro, salami e formaggi, e non poteva mancare anche un bicchiere di vino. Dopo il pranzo di nuovo in cammino. La meta è vicina. Arrivati, si procede con fatica, l’ultimo tratto, Fedele incoraggia i suoi compagni, non possiamo mollare proprio adesso, la Madonna ci aspetta.

Eccolo il Santuario, emozionati si entra in chiesa per pregare e salutare Maria. Fedele è stanco ma contento, i suoi occhi dicono tutto. Dopo il riposo, iniziano i festeggiamenti, si balla tutta la notte davanti al Santuario, si mangia, si beve.

Chi inizia a sistemarsi per la notte usa la felce come materasso, si dorme in chiesa. L’entusiasmo è tanto, non si vorrebbe ripartire, ma ecco è già domenica, dopo la messa e la benedizione del parroco, ci si rimette in viaggio verso le proprie abitazioni, bisogna affrontare altre sei ore di cammino.

Fedele conosce a memoria quei sentieri, ogni albero, ogni pietra, chissà che cosa pensa. Lui parla con la natura, solo gli alberi conoscono i suoi segreti. Quel sentiero l’ha visto ogni anno cambiare, adattarsi ai mutamenti della terra, soprattutto nel 1965 quando la zona fu colpita da una forte alluvione.

È impossibile descrivere chi è Fedele, le sue parole, i suoi racconti detti in dialetto, sono carichi di una tradizione che non si può dimenticare. Una tradizione popolare molto antica. Quest’anno è un anno importante, arrivati a San Sosti, al termine della messa, il parroco di Verbicaro Don Mario ha consegnato a Fedele un riconoscimento significativo, una targa per ricordare la sua costanza, la sua fede, il 3 settembre 2022, Fedele arriva al Santuario per la sessantatreesima volta“.

La comunicazione del gruppo di pellegrini si conclude con una splendida citazione da Genti di Aspromonte di Corrado Alvaro: “Io mi domando se vale la pena di girare tanto, quando poi quello che vediamo è sempre la stessa cosa, quello che vedemmo nell’infanzia. Io ho attraversato il mare e ho veduto tante cose; eppure mi ricordo precisamente soltanto l’orto che facevamo da ragazzi, presso il ruscello, e l’ombra che una piantina di cece appena nata faceva quando vi batteva il sole. Mai cipresso ha fatta tanta ombra come quella, nel mio ricordo“.

Andrea Polizzo and Redazione

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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