Editoriale
DI ANDREA POLIZZO
Morire di lavoro. Una metafora inflazionata. Una triste realtà che attraversa la storia del mondo del lavoro, in particolare dall’industrializzazione in poi.
Veniamo ai giorni nostri, veniamo nella nostra terra. Ieri, in Calabria, ci sono stati due gravi incidenti sul lavoro. A Lamezia Terme un 43enne lavorava alla ristrutturazione di un edificio quando è precipitato da un impalcatura e morto sul colpo. Forse un malore.
Nelle stesse ore a Maierato, nel vibonese, un operaio 25enne, impiegato in un azienda che lavora il vetro, è rimasto schiacciato da un carico di materiale che stava scaricando rimandone gravemente ferito.
Sempre nelle stesse ore, mentre due calabresi andavano all’ospedale o all’obitorio, a Mormanno un’impiegata della Provincia di Cosenza si recava dall’estetista, invece che andare in ufficio a lavorare. I Carabinieri l’hanno però scoperta ed è stata sospesa dal lavoro con accusa di truffa ai danni dello Stato.
Di certo non rischiava di ammazzarsi di lavoro. Fannullona … e forse anche un po’ comunista.
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