Operazione Cartesio. Guardia di finanza e carabinieri strappano 70 milioni di euro in beni alla cosca Muto di Cetraro. Arresati 12 presunti affiliati per usura. In manette anche noti imprenditori dell’Alto Tirreno cosentino che reimpiegavano capitali della cosca cetrarese.
SCALEA – 70 milioni di euro strappati alla ndrangheta del cosentino dai carabinieri di Cosenza e dalla guardia di finanza di Catanzaro nell’ambito dell’operazione Cartesio scattata alle prime ore del mattino a Scalea.
Nel patrimonio illecito sequestrato, anche
Il Gip distrettuale, su richiesta della procura di Catanzaro, ha disposto la cattura di 12 persone. tra queste anche noti imprenditori dell’Alto Tirreno cosentino che reimpiegavano in usura capitali della cosca Muto di Cetraro.
In particolare i fratelli cetraresi Agostino, Dino e Gigliola Iacovo, avrebbero costituito una “holding familiare” utilizzata per finanziare prestiti con tassi usurai e acquistare società e immobili.
Dal 2004, gli Iacovo si sono affiancati come “capi zona” per conto della cosca Muto, alla figura di Giuseppe Nigro, da tempo legato ai Muto e già coinvolto nell’ambito del processo Azimuth.
Tra gli arrestati anche Giuseppe Grossi direttore di un istituto di credito che ha fornito informazioni sugli accertamenti economici eseguiti dalle forze di polizia, e Rosario Settimio Rugiero, insegnante e gestore di un distributore di carburante che per anni ha reimpiegato in usura capitali provenienti da ndranghetisti e da imprenditori che avevano deciso di ”investire” in rapporti usurari.
Tra questi, Pasquale Imbelloni di Santa Maria del Cedro, Umberto Cairo, di Sangineto e Francesco Amato, di Corigliano ma residente a Scalea. Quest’ultimo ha garantito a Rugiero informazioni sulla solvibilità degli imprenditori taglieggiati, grazie al suo ruolo di ufficiale giudiziario presso il tribunale di Scalea. Per loro disposto un provvedimento di custodia cautelare.
Enorme il volume di affari accertato dagli inquirenti, come dimostrano le cifre dei finanziamenti che superano, per gran parte dei casi, il milione di euro.
In particolare, il titolare di un’impresa operante nel settore termoidraulico, con commesse in tutto il territorio nazionale, ha raggiunto, in meno di due anni, un’esposizione debitoria superiore ai 3 milioni di euro.
Le indagini sono state svolte dai carabinieri della compagnia di Scalea e del comando provinciale di Cosenza. Per quanto attiene le investigazioni patrimoniali, dai finanzieri del Gico di Catanzaro e dello Scico di Roma.
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