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Tirreno radioattivo, Bruno e Greco chiamano lo Stato

Pm e assessore all’Ambiente chiedono l’intervento da Roma


È urgente dare un nome alla nave e capire cosa trasportava

 

DI GESTIONE

 

CETRARO – Bruno Giordano, Pm in prima linea nell’inchiesta della Procura della repubblica Italiana presso il tribunale di Paola denominata “Tirreno radioattivo”, non molla la presa. A maggior ragione dopo il ritrovamento di una seconda nave dei veleni nei fondali al largo della costa di Cetraro.

 

Secondo le rivelazioni del pentito Francesco Fonti, il relitto in questione trasportava un carico di fusti contenenti fanghi radioattivi. Dalle foto scattate dal sofisticato mezzo marino radiocomandato si rivela la presenza di fusti. I dubbi gravitano sul loro contenuto e sul nome della nave, illeggibile sulla fiancata.

 

Dubbi e certezze. Quella nave non doveva trovarsi li dal momento che nessun affondamento in quella zona è mai stato ufficializzato. Tutto lascia presupporre che si tratti della Cunsky che Fonti, per sua stessa ammissione avrebbe fatto affondare nel 1992 utilizzando esplosivo. Lo squarcio che si vede a prua coincide con l’ubicazione della dinamite come confessato dal pentito.

 

Fermezza e prudenza al tempo stesso nelle parole di Giordano. “Noi – dice – partiamo da un dato oggettivo: quella ritrovata è una nave clandestina che ufficialmente non è mai naufragata. L’ipotesi concreta è che sia stata fatta affondare per farla sparire insieme al suo carico”.

 

Dare un nome alla nave e, soprattutto, stabilire cosa trasportava, cosa c’è in quei fusti. Per farlo “serve lo Stato – il pensiero di Giordano –. Se veramente a bordo ci sono scorie radioattive, sia l’operazione di recupero di un fusto per l’analisi, sia l’eventuale bonifica, deve necessariamente essere affidata a ditte specializzate che solo lo Stato può mettere a disposizione”.

 

Con la Cunsky, vennero inabissate a distanza di poco tempo e sotto la direzione di Fonti altre due navi con carichi pericolosi. Ma il pentito sostiene di sapere di almeno 30 navi ‘smaltite’ allo stesso modo al largo delle coste calabresi.

 

Anche l’assessore regionale all’Ambiente, Silvio Greco, invoca l’intervento dello Stato per una ricerca su vasta scala e domani si recherà al ministero dell’Ambiente per parlare degli interventi necessari dopo il ritrovamento del relitto.

 

“Vogliamo essere protagonisti – ha detto Greco – degli interventi, anche di bonifica, perchè abbiamo l’expertise anche se non la competenza per legge ad operare”.

 

Greco è in continuo contatto con Giordano e con i funzionari del ministero dell’Ambiente che ha attivato una task force per fronteggiare la situazione. Nei prossimi giorni, intanto, dovrebbero essere ultimate le prime analisi condotte dai tecnici dell’Arpacal sui sedimenti recuperati sul fondale marino dove si trova la nave. Si tratta, tuttavia, di campioni, secondo quanto si è appreso, che non dovrebbero dare, per il tipo di materiale, risposte esaurienti circa un’eventuale contaminazione.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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