Il grido disperato dei pescatori di Cetraro sempre più in difficoltà
Contestata la delegazione ministeriale guidata da Roberto Menia
DI ANDREA POLIZZO
CETRARO – “Accertate il contenuto del relitto, non possiamo più vivere”. È questo il grido disperato dei cetraresi che mercoledì presidiavano l’ingresso della Capitaneria di porto di Cetraro in occasione della visita del sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia.
Al grido di “Vogliamo Berlusconi!” i pescatori hanno apostrofato la delegazione ministeriale all’uscita dello stabile della delegazione di spiaggia. L’emergenza cetrarese viene equiparata a quella messinese e abruzzese.
Le testimonianze raccolte nel piazzale mostrano i nervi scoperti di un comparto e di una popolazione sull’orlo della nevrosi. “Fin ora – spiega un pescatore – abbiamo usato la testa e ci siamo limitati a protestare occupando i binari, mandando i sindaci a Roma. Ma quando manca il pezzo di pane non sai se la testa continuerà a funzionare”.
“Voglio vivere del mio lavoro – spiega un altro – ma se continua così, se quel che pesco non lo vuole comprare nessuno, cosa sarò costretto a fare? Ho dei figli a cui devo dar da mangiare”.
La proverbiale “pazienza del pescatore” è sull’orlo del collasso, e la visita di Menia pare aver peggiorato le cose, complice il mancato incontro con la gente di Cetraro e un vassoio di dolci consegnato in camera caritatis.
“Loro nei loro salottini a mangiare pasticcini – l’amaro commento del drappello di contestatori – e noi quaggiù in attesa di una risposta, di analisi che spieghino alle persone che il pesce è buono e si può comprare”.
In questi giorni, i componenti della marineria cetrarese hanno provato a gettare in mare le loro reti “Ma – spiegano – il pesce ci è rimasto sulle barche. La gente è diffidente, non lo compra. Non capiamo perché chi di dovere non si attiva per analizzarlo e gettare luce sulla sua commestibilità”.
Una parziale rassicurazione giunge dagli organi inquirenti. “Il nostro obiettivo – afferma il procuratore capo di Catanzaro, Vincenzo Lombardo – è accertare l’identità del relitto, ma, a prescindere dal nome della nave, è importante accertare soprattutto la natura del carico. Abbiamo il dovere di far sapere se questa nave contiene rifiuti tossici o radioattivi. Questi sono gli accertamenti che abbiamo chiesto che vengano fatti dalla task force del ministero dell’Ambiente, e ci saranno poi alcuni reparti i cui comandanti sono ufficiali di polizia giudiziaria, che presidieranno queste operazioni, nell’interesse della Procura, per garantire trasparenza alle operazioni, e rispetto delle norme processuali”.
La delegazione ministeriale ha incontrato gli inquirenti della Dda di Catanzaro dopo aver tenuto una conferenza stampa a bordo della Mare Oceano, la nave specializzata in ricerche radioattive inviata dal ministero.
“Questo governo – ha detto Roberto Menia – dimostra di esserci quando serve. E lo dimostra inviando me ma, soprattutto, la nave che in questo momento è all’opera a largo di Cetraro per aggiungere importanti elementi alla soluzione di questa vicenda”.
Quanto ai tempi “Serviranno – spiega Antonio Ranieri, amministratore delegato della Geolab – cinque giorni, massimo una settimana per completare le operazioni. Individueremo l’identità del relitto ricostruendo lo scafo tridimensionalmente e ricercando il nome della nave sulla fiancata rimuovendo le incrostazioni. Poi cercheremo di capire se ci sono radiazioni”.