Editoriale
DI ANDREA POLIZZO
TORTORA – Possono due cannelloni essere lo specchio del turismo tortorese? Forse si. Mi è capitato di rifletterci a Ferragosto. In un noto ristorante del quartiere Marina di Tortora.
Tavolo da 6 e tanta fame, ordiniamo. Scelgo dei cannelloni. Al tavolo dietro al nostro c’è una allegra famiglia campana. Forse ‘troppo’ allegra, urlano come in curva al San Paolo. Ma, invece di inneggiare al ‘Pocho’ Lavezzi, urlano frasi comuni: “Passami il formaggio!” o “Rispondi a quel maledetto cellulare” e “Accidenti! Questa coca cola è tiepida come…”.
Circa un’ora dopo, la cameriera dal volto smunto per l’evidente sovraccarico di lavoro dettato dal periodo, arriva con i primi. Siamo educatamente indispettiti, ma la fame mi consiglia di concentrarmi sui miei cannelloni. Il primo boccone sa da subito del sapore che ha questa estate: rancido. La salsa è acida come la batteria di un’auto. Avrei dovuto capirlo dall’aspetto innaturale del sugo coagulato sulla superficie della pasta. A onor della cronaca va aggiunto che i restanti primi e secondi ordinati erano buoni. Commestibili.
Ho lavorato abbastanza tempo come cameriere nei ristornati per sapere una cosa: chi cucina sa bene cosa manda ai tavoli. E se non lo sa è un pessimo professionista. Ritengo che il ristoratore sapesse bene che quella pietanza, evidentemente cucinata giorni e giorni prima e tenuta in congelatore, non avesse un buon sapore. Ma ha deciso ugualmente di mandarla al tavolo. In sintesi: ha perso per sempre un cliente. Del posto. La scelta era: buttare una ventina di euro di cannelloni pre-cotti o fare una figuraccia con un cliente deluso che non mancherà di recensire in pessimo modo la sua attività. La scelta, scellerata a mio giudizio, è ricaduta sulla seconda opzione.
Hai voglia a dare la colpa alla crisi, alle nefaste congiunture economiche, a quei maledetti finanzieri newyorkesi, a quei banchieri senza scrupoli che mettono in ginocchio le economie di mezzo mondo, a quegli esotici posti del Mar Rosso o incontaminati della Croazia accessibili a tutte le tasche. Certo, tutti fattori influenti sulle scelte dei turisti-consumatori. Ma, credo, c’entri, e molto, il servizio che nel nostro amato paese danno alcuni operatori turistici.
Certo, sarebbe ingiusto fare di tutta l’erba un fascio. A Tortora, esistono (pochi) imprenditori che con la loro attività meriterebbero ben altra cornice. Ma mi viene spontaneo bocciare l’estate 2010 tortorese per quanto offerto ai vacanzieri da assessorato di settore, da buona parte delle attività commerciali e per i servizi.
Valicato il 15 di agosto, siamo diffusamente consapevoli che l’estate può dirsi finita. L’invito è sempre quello: da settembre si lavori seriamente all’estate 2011, si programmi in maniera concreta e, mi sento proprio di dirlo, si rimetta in piedi l’abortita associazione dei commercianti. Troppo facile lamentarsi delle strade sporche, dei cani randagi, della raccolta differenziata e dei parcheggi selvaggi senza un esame di coscienza sul proprio contributo. Si rischia di notare la pagliuzza nell’occhio del fratello trascurando la trave nel proprio.
Per commentare questo editoriale la gestione di blogtortora.it vi invita a visitare il post “R-Estate con noi per un estate sottotono” dove già sono stati inserite numerose opinioni riguardo il modo di fare ed intendere il turismo a Tortora.
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