La Corte d’Appello ribalta la sentenza romena: “Affidamento alla madre”
Caruso: “Ricorso in Cassazione. Intanto la piccola deve tornare in Italia”
DI ANDREA POLIZZO
La Corte d’appello di Catanzaro, infatti, nella giornata di ieri ha notificato ai legali difensori delle due parti una sentenza del 23 agosto che riconosce alla madre l’affidamento esclusivo della minore. “La bambina pertanto – ha commentato Norina Scorza, avvocato della donna – resterà in Romania”.
Il legale praiese ha voluto inoltre rimarcare il comportamento a suo dire scorretto tenuto dal padre e dal suo legale Manlio Caruso che lo scorso 17 settembre avevano dato l’annuncio di lieto fine della travagliata vicenda sulla base di una sentenza definitiva della giustizia romena sulla scorta della Convenzione dell’Aia su Responsabilità genitoriale e protezione dei minori.
“La corte di Appello di Bucarest – aveva allora dichiarato Caruso – ha deciso, il 20 agosto, che il ricorso presentato dalla signora Draceanu era tardivo. La sentenza di ritorno è quindi irrevocabile. Ora – commentava positivamente il legale – non resta che andare a prendere la bambina in Romania”.
La vicenda giudiziaria però è tutt’altro che conclusa. “Trattandosi di un minore – ha infatti detto l’avvocato Scorza – non si può mai parlare di soluzione definitiva. In qualsiasi momento – ha aggiunto – la controparte potrà riaprire il caso dimostrando però agli organi giudicanti che il genitore affidatario non assolve ai suoi compiti e che i diritti del minore non vengono tutelati”.
Intanto il legale difensore di Angelo Fondacaro, Manlio Caruso del foro di Cosenza, fa sapere “che presenterà ricorso alla Corte di Cassazione contro la sentenza della Corte d’appello di Catanzaro allegando agli atti anche la decisione del tribunale romeno che dispone il ritorno in Italia della bambina. Nel frattempo – ha aggiunto ancora Caruso – la bambina deve rientrare in Italia in attesa che nel nostro Paese vengano seguiti tutti i gradi di giudizio”.
È presto dunque per scrivere la parola fine su questa storia nella quale, c’è da scommetterci, la vera vittima è una bambina di soli 4 anni posta al centro, suo malgrado, di una vicenda giudiziaria che si prospetta ancora lunga.
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