Riflessione di Gaetano Laino sulla questione morale
L’appello a dotarsi di un nuovo codice per cambiare
DI GAETANO LAINO
Se non fosse che Berlinguer qualche anno dopo sia morto, avremmo potuto tranquillamente asserire che questa dichiarazione risalga a qualche giorno fa e che il leader comunista volesse commentare la situazione politica attuale. Ma cos’è la questione morale?
Ho deciso di esprimere questo mio pensiero, dopo aver letto diversi commenti su questo blog inerenti la politica tortorese, perché credo che in fondo i politici sono attanagliati tutti dagli stessi problemi, dall’alto al basso, proporzionati dalla grandezza delle loro responsabilità.
Chi conosce il mio modo di pensare sa quanto credo nelle Istituzioni, quanto orgoglioso sono di essere italiano e tortorese. Lo sono perché in fondo mi sento un privilegiato, perché sono nato in una terra dove una Costituzione magnifica mi garantisce dei diritti che nella maggior parte dei Paesi del mondo sono ancora un utopia. Non mi vergogno di dire che, come molti italiani, si commuove nell’ascoltare l’inno nazionale e si indispettisce se il gonfalone del proprio comune non è esposto come Dio comanda. Ho scelto di servire il mio Paese per dare un piccolo contributo alla società. Da qui anche il mio passato impegno politico. Ma analizziamo la situazione.
Oggi siamo tutti pronti a criticare l’operato dei nostri governanti, giudicando questo e quell’altro, parliamo di incapacità e della non cultura delle Istituzioni, ma non siamo stati noi a creare questo sistema, a far sedere nelle poltrone del potere non i talenti di questa società ma al contrario coloro a cui abbiamo venduto la nostra libertà, sia per motivi clientelari sia per vincoli familiari? Abbiamo liquidato per quattro soldi il nostro diritto di voto, da patria della cultura e del diritto siamo diventati la patria delle escort e delle sterili lamentele. Giuseppe Prezzolini asseriva che gli italiani di oggi non sono all’altezza degli italiani di ieri, e proprio non riesco a dargli torto.
Non esistono requisiti oggettivi che fanno di un uomo un buon amministratore, ma esiste la sua storia e quello che nella vita ha costruito, esiste la sua etica e i valori in cui crede, cose che purtroppo noi non siamo più disposti a valutare nella scelta di un rappresentate. E purtroppo la politica si è dovuta adattare alle nostre esigenze.
Qualcuno storcerà il naso, ma io credo che l’attuale situazione non si differenzi molto dalla Francia antecedente la rivoluzione francese, dove la classe nobile e dirigente gozzovigliava nello sfarzo e la popolazione viveva e moriva nella miseria più assoluta. Fu proprio questo stato di bisogno che portò il popolo e gli allora intellettuali a ribellarsi, a creare un sistema diverso. Ma per fare questo però, all’immoralità del tempo, anteposero una legislazione intima, fatta di valori morali, che si riassunsero in Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.
Ebbene, io credo che solo se facciamo entrare nella nostra etica questi valori, dandoci un codice deontologico, possiamo cominciare a dare una svolta alla storia d’Italia in grande, e a Tortora in piccolo, risollevando le nostre sorti.
Con questo non voglio fare il moralista, non sarei all’altezza, ma semplicemente riflettere insieme a voi.
Un saluto.
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