Lettera aperta del direttore sanitario dell’ospedale di Praia a Mare
Cesareo si difende dalle accuse di connivenza con la ‘ndrangheta
DI GESTIONE
Vincenzo Cesareo, direttore sanitario dell’ospedale di Praia a Mare, non ci sta e risponde alle accuse piovutegli addosso anche in questi giorni su presunti favori fatti alla ’ndrangheta.
In particolare, il dirigente sanitario è stato raggiunto da una delle sette informazioni di garanzia emesse dalle Dda di Catanzaro e Reggio Calabria nei confronti di altrettanti medici che avrebbero redatto perizie di favore consentendo ad affiliati a quattro cosche di ‘ndrangheta di ottenere la scarcerazione per motivi di salute.
Le cosche coinvolte nell’inchiesta sono quelle dei Pelle di San Luca, Arena di Isola Capo Rizzuto, Forastefano di Cassano allo Jonio e Mantella di Vibo Valentia.
“Dal 2010 – riferisce Cesareo in una nota – sarei indagato, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, per essermi recato a casa di Giuseppe Pelle ed avergli chiesto di dirimere alcune questioni legate alle candidature all’interno del partito, in virtù della nostra fratellanza. Se si facesse del sano giornalismo tendente a dare notizie veritiere si accorgerebbero che quando mi sono recato a Bovalino le candidature erano già ufficiali da diversi giorni”.
Il dirigente sanitario lamenta di non aver ricevuto ancora richieste di chiarimenti eppure di aver visto il suo nome sulla stampa.
“Risulto indagato – scrive Cesareo – solo per alcuni giornalisti che, evidentemente, hanno rapporti con gli uffici giudiziari che consentono loro di vedere a chi sono intestati i fascicoli e quanto riportato negli stessi. Se ci fosse rispetto per la persona umana – aggiunge – tutela della privacy e una legge veramente uguale per tutti, qualche magistrato dovrebbe cominciare a chiedersi se tutto questo sia giusto o meno e se, cioè, esista violazione del segreto istruttorio e delle comuni norme del vivere civile, visto che la caccia all’untore è ormai diventato lo sport preferito dalla nostra società”.
Il direttore dell’ospedale di Praia a Mare torna poi alla informazione di garanzia.
“Oggi, addirittura – dichiara Cesareo – la stampa riporta che sarei indagato, in qualità di medico, anzi di direttore sanitario di presidio ospedaliero, per la scarcerazione per motivi di salute di alcuni boss. Non un solo fatto, però, mi viene contestato, non un atto, né potrebbe essere diversamente in quanto non ho mai prestato la mia opera professionale quale Consulente tecnico d’ufficio, non ho mai visitato e rilasciato certificati medici per questioni giudiziarie, nel presidio ospedaliero che dirigo non è mai stato ricoverato, né ha ricevuto prestazioni mediche, alcun detenuto”.
Il dirigente sanitario fa trasparire la sua amarezza per i fatti imputati e si sente perseguito.
“L’accanimento nei miei confronti lo si tocca per tabulas nel momento in cui si riporta sulla stampa che ci sarebbero alcuni medici, che fino ad oggi hanno goduto della fiducia di diversi uffici giudiziari, che si sarebbero macchiati di fatti corruttivi per aver rilasciato certificati compiacenti dietro lauti compensi anche di altra utilità. Gli stessi che avrebbero avuto dall’autorità giudiziaria competente incarichi di consulenza per verificare le condizioni di compatibilità per alcuni detenuti con il regime carcerario che non solo non vengono, se vero, arrestati, ma nemmeno citati negli articoli. Perché questo doppio – pesismo – si domanda infine Vincenzo Cesareo – visto che per quel che riguarda me sugli articoli manca solo la data di nascita? Contenti di aver sbattuto il mostro in prima pagina? Mi viene la voglia di chiudere come fece il ministro della Difesa Larussa con il presidente della camera Fini che cercava di toglierli la parola: ma vaff!”.
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