È successo nell’ultima settimana di luglio 2011 sotto gli occhi e gli obbiettivi fotografici degli uomini della Capitaneria di porto di Maratea intenti ad indagare sulla depurazione dei comuni del Tirreno cosentino su richiesta della Procura della Repubblica di Paola.
Lo aveva anticipato il Corriere della Calabria lo scorso 18 agosto.
I marinai di stanza a Maratea si trovavano li perché competenti per territorio. A delegarli, il procuratore Bruno Giordano (foto) titolare dell’inchiesta che ha fatto luce sulle disfunzioni nella gestione di molti impianti di depurazione della costa. L’inchiesta è giunta nei giorni scorsi ad un parziale punto di arrivo con l’arresto di due persone con l’accusa di frode in fornitura, illecito smaltimento dei rifiuti e disastro ambientale.
Si tratta di Domenico Albanese, amministratore della Smeco, società che gestisce molti depuratori comunali del Tirreno cosentino, e una delle sue collaboratrici, Gessica Plastina.
L’episodio di fine luglio avvenuto a Tortora “In pieno giorno!” – riferiscono le risultanze dell’inchiesta – è uno dei due casi accertati dagli inquirenti in cui i fanghi reflui sarebbero stati avviati direttamente in mare senza essere trattati.
L’altro, accertato dalla Capitaneria di porto di Cetraro, a Fuscaldo ad inizio agosto 2011. Il fascicolo aperto dal procuratore Giordano confermerebbe la tesi, sostenuta a volte anche da parte dell’opinione pubblica, della relazione tra il ‘mare sporco’ e il non corretto funzionamento dei depuratori. Dal fascicolo emerge che quasi nessuno dei circa 40 depuratori dell’area risulta funzionante.
Nella conferenza stampa organizzata a Paola per annunciare i primi esiti dell’inchiesta, lo stesso Giordano ha elogiato il depuratore del Comune di Praia. “Funzionante – ha commentato il capo della Procura paolana – perché gestito in proprio e non affidato a privati senza scrupoli”.
Queste le principali disfunzioni nel sistema ravvisate dagli inquirenti: sottodimensionamento e, in alcuni casi, rotture degli impianti; omissioni nella documentazione obbligatoria sulle fasi di depurazione, in particolare in quella relativa alla bolla di smaltimento finale dei fanghi. Secondo Giordano e gli investigatori paolani le responsabilità sono da ascrivere alle società, direttamente colpevoli dell’illecito smaltimento di rifiuti e le amministrazioni comunali colpevoli di non aver vigilato sull’operato delle ditte.
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