Giovedì 16 febbraio una assemblea popolare in Comune
Movimenti ed associazioni scrivono ai politici calabresi
Si moltiplicano in questi giorni le iniziative per sovvertire gli effetti del Piano di rientro dal deficit sanitario calabrese che ha spinto il governatore Scopelliti a disporre la chiusura o la riconversione di alcuni ospedali.
Giovedì 16 febbraio 2012, alle 16 e 30, nella sala consiliare del Comune di Praia a Mare, il Comitato civico in difesa dell’ospedale di Praia a Mare ha convocato una assemblea popolare con cittadini, associazioni, forze politiche e personale medico per analizzare nuove iniziative da intraprendere per scongiurare la riconversione fissata per il 31 marzo prossimo.
“Ci aspettiamo un sussulto di orgoglio e partecipazione attiva di tutto l’Alto Tirreno Cosentino – sostengo dal comitato – per difendere il nostro sacrosanto diritto alla salute ed alla vita”.
Intanto Pino Limongi, uno dei leader del comitato di difesa scrive a Nazzareno Salerno, consigliere regionale Pdl e presidente della Commissione regionale Attività sociali, sanitarie, culturali, formative.
Oltre che di un invito al confronto previsto per giovedì, Salerno, nella missiva, è destinatario di accuse di campanilismo per aver portato avanti una battagliata per la sanità del suo bacino elettorale, il vibonese, ma non per quella dell’intera regione.
“Da quando è calata la mannaia del piano di rientro – scrive tra le altre cose Limongi – nel territorio viviamo nel terrore di ammalarci e diventare casi per la Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari”.
Nei gironi scorsi, inoltre, anche l’intervento diretto a Scopelliti da parte di Francesca Lagatta, presidente dell’associazione Sos Praia, anch’essa impegnata nella lotta per l’ospedale.
Anche in questo caso, una lettera con accuse verso il governatore calabrese ritenuto responsabile dei recenti decessi avvenuti nel territorio, legati presumibilmente alla mancanza del servizio rianimazione, e su alcuni dei quali la Procura della Repubblica ha acquisito la relativa documentazione.
Anche il movimento politico – culturale Liberiamo l’Italia, attraverso il responsabile per l’Alto Tirreno cosentino, Giuseppe Lanuara, si è espresso in merito. In particolare in riferimento al decesso di una donna a Scalea per presunti ritardi nei soccorsi.
“Confidiamo – scrive Lanuara – che il tempo intercorso tra le chiamate e l’avvento del 118 abbia le sue motivazioni. Nel contempo, ci chiediamo se il tempo impiegato e quello necessario a portare la paziente nel centro più idoneo a prestarle soccorso qualificato sarebbe stato congruo, utile per salvarle la vita. Le responsabilità morali e politiche – aggiunge Lanuara – per la cosiddetta riforma della rete ospedaliera e dell’emergenza/urgenza sono addebitabili al Commissario della sanità calabrese, Scopelliti. Quelle civili, eventualmente, lo stesso le dividerà con quanti altri si renderanno responsabili degli eventi causa di malasanità sul territorio. Invitiamo i sindaci del territorio che, finora, si sono dimostrati degli struzzi, ad alzare il capo: la salute non ha colore politico, è un diritto di tutti e va garantita a tutti ed in egual misura su tutto il territorio nazionale”.
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