L'alfabeto della vita, F come fedeltà

TORTORA – Eccomi ancora una volta a voi miei cari lettori.


L’ondata di caldo ancora non ci ha abbandonati del tutto, ma non ci arrendiamo, anzi, lottiamo e speriamo sempre il meglio. L’alfabeto della vita, in questo mese, ci fa riflettere sul tema della fedeltà, e credo che la cosa sia abbastanza impegnativa. Oggi più che mai, quando sentiamo parlare di fedeltà, accanto a questo termine subito, quasi come logica conseguenza, si pongono sempre le parole fatica, noia, frustrazione, rinuncia. Quasi come se chi rimane fedele al proprio stato di vita, alla propria scelta esistenziale, si privasse di qualcosa.

Ma il mercato, contro chi crede ancora a questo grande valore, cosa offre? C’è chi vive l’attimo fuggente; chi dice: io non scelgo nulla di definitivo, consumo esperienze che nascono da ciò che mi si presenta quotidianamente, adagiandomi ad ogni circostanza, buona o cattiva che sia, l’importante è fare tutto. Ma questo andamento di non scelta, appunto, ma di adeguamento alle circostanze non rischia di farci essere tutto e niente, di farci ritrovare poi con “due” pugni di mosche in mano?

Credo proprio di si. Ma allora perché essere fedeli? E a chi?

La vita si vive possiamo dire semplicemente a tre livelli. Il livello del così fan tutti, che è quello più superficiale; il livello umano, cioè quella gamma di comportamenti che sono consoni a ciascun uomo e che dicono la nostra situazione di esseri di bisogno; il livello profondo, quello storico, il sé, la propria unicità, che è solo nostra e di nessun altro e che è stata consegnata a noi e non ve ne saranno altre. Abitare questo terzo livello è la via da percorrere. Si perché è proprio lì che si coltiva la fedeltà. Il livello del sé profondo ci dice chi siamo noi in profondità, ci consente di essere spontanei e di vivere la gioia che nasce dentro e non fuori da noi, dalle circostanze o dal pensare comune. Essere fedeli significa essere se stessi, vivere la propria identità. Non è obbedire ad un comando esterno ma ad una legge interna che ci spinge a far uscire da noi il meglio che portiamo nel cuore, significa dire sì a se stessi. Allora la domanda ritorna.

Perché essere fedeli? E a chi?

Si è fedeli perché altrimenti non siamo noi stessi. Perché la vita è una e va vissuta fino in fondo. Per questo si è fedeli. A chi? Ormai l’avrete capito. A noi stessi, alla verità del nostro vissuto profondo che ci distingue dalla massa e ci evita il rischio di essere “Uno, nessuno, centomila” come diceva in un’opera lo scrittore siciliano Luigi Pirandello cioè di essere attori che recitano delle parti e non protagonisti unici e irripetibili del grande mistero della vita all’interno del quale solo chi vive fino in fondo la sua identità potrà essere segno di ricchezza. Chi non lo fa resta uno dei tanti e avrà sciupato una grande occasione.

Andiamo avanti per raggiungere il meglio.. camminiamo verso questa direzione…

Vostro

Don Fiorino

Fiorino Imperio

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