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Il territorio che (s)protesta: che razza di gente siamo?

TORTORA – Ma che razza di gente siamo?

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La domanda è d’obbligo, a poche ore di distanza da una manifestazione contro l’inquinamento e in vista di una per la sanità.

Ieri, sabato 1 dicembre 2012, a Praia a Mare ha sfilato un corteo per chiedere la bonifica dei siti calabresi contaminati, a cominciare dai terreni Marlane. Avrebbe dovuto partecipare un territorio, ma in realtà hanno sfilato cento persone, per la maggior parte provenienti da fuori paese. Mancavano i praiesi e i tortoresi.

Domani, lunedì 3 dicembre, è in programma una fiaccolata a Praia a Mare per dire basta ai casi di malasanità. Una forma di protesta pensata in maniera civile per il popolo di un territorio. La speranza è che ad essa non venga riservato lo stesso ‘interesse’ dei veleni sotterrati nella nostra terra.

Non è una riflessione nuova, la mia, e non è neanche originale. Siamo in molti, pur essendo la minoranza, a pensare che noi stessi siamo parte (in)attiva nelle cause dei nostri mali.

Un popolo che non protesta lancia parimenti un messaggio: “Decidete pure sulle nostre teste, noi ce ne staremo zitti e buoni”. Per questo mi chiedo ‘che razza di gente noi siamo’?

Sulla pagina facebook di questo sito ho chiesto chi parteciperà domani alla fiaccolata e perché. Comincio io.

Io parteciperò, perché la Sanità è un mio diritto. È un diritto dei nipoti che ho e dei figli che spero di avere. Dei miei genitori anziani, delle persone a me care. Io parteciperò, perché non esiste un età ‘giusta’ per una morte ‘ingiusta’.

Questi i perché egli utenti di blogtortora.it.

 

“Per la nostra salute, la protesta è la sola arma che abbiamo. Parteciperò”. Franca Mazzanti.

 

“Non c’e neanche da chiederlo. Credo che la gente sia stanca di veder spegnere sotto i propri occhi i propri cari perché non ci sono i mezzi e le strutture adeguate. E se questa fiaccolata cosi come altre manifestazioni di protesta possono servire a qualcosa che ben venga tutto”!!!! Maria Grazia Russo

 

“Parteciperò. Favorevole a far sentire Anche la mia voce silenziosa. Bisogna protestare contro questo stato di abbandono totale dei cittadini del comprensorio Alto Tirreno. Forse una fiaccolata non servirà a molto, ma non possiamo più tacere”. Nadia Di Marco

 

“Dopo le fiaccole….prendiamo i forconi pero’”!!! Luca Dulcetti

 

“Sarà il primo passo per una rivolta. Non si può più accettare la perdita dei nostri cari senza cercare almeno di salvarli….”. Massimiliano Matellicani

 

“Parteciperò solo se la fiaccolata percorrerà via Laccata per concluderai sulla Ss18 bloccandola fino a quando il Prefetto non garantirà un incontro con Scarpelli per chiedergli una seconda ambulanza medicalizzata al PPI di Praia a Mare da subito”. Giuseppe Acciuolo

 

Infine vi lascio con il corposo e molto significativo commento di Francesco Iorio, tortorese emigrato in Inghilterra.

“Ospedale… quello che subito viene in mente non è certamente bello o rassicurante.

Ospedale vuol dire cura: perché sei malato, hai avuto un incidente o ancora “In ospedale c’e’ qualcuno che sta per andarsene”.

Quale ospedale? quello di Praia o meglio, di Praia e Tortora ma anche Aieta, Scalea, San Nicola e molti altri centri che a quello ospedale gli stanno attorno come un nugolo di mosche.

Allora ospedale vicino casa, ospedale vicino a dove sei nato e cresciuto…anzi, ospedale dove sei (!) nato. Il posto dove hai esalato il tuo primo respiro… aria e odore di ospedale, asettico, pulito ma che sa anche di medicina che non piace, che non vorresti prendere. Allora… ricordi: gli odori ne riportano tanti.

Ospedale con l’ascensore… vivendo in provincia, è stato lì che hai visto il primo, da bambino. Ospedale in cui hai preso in braccio per la prima volta tua sorella. Ospedale in cui tuo nonno ti ha regalato il suo ultimo sorriso.

Ospedale in cui da piccolo ti hanno operato di appendicite, ospedale dove ti portarono di corsa dopo la prima botta con lo scooter. Ancora, l’ospedale in cui, rientrando di corsa dal posto in cui studiavi, il tuo medico ti consigliò di recarti urgentemente, quella volta. Ospedale dove hai visto alcuni piangere e molti altri sorridere accogliendo una nuova vita.

Ospedale: il tuo ospedale.

Ti accorgi che ti è familiare e noto come se ci fossi stato ieri appena. Ti rendi conto

che ti appartiene, non meno di quanto ti appartenga tutta la zona che gli sta attorno, la tua famiglia e i tuoi amici.

Ospedale: quell’ospedale che ora non c’e’ più, te l’hanno tolto. Non te ne eri accorto quando e’ successo perché quell’ospedale non ti era più utile da tempo. Vivi altrove da molto e sei stato in posti con altri ospedali attorno che sono però semplici ospedali, non certo tutto quello descritto finora.

Questo ospedale lo hanno tolto a te e alla gente a cui tieni, a quelli che vivono ancora lì attorno. A loro quell’ospedale serve ancora ed è l’unico che hanno.

Allora non ti hanno tolto un semplice ospedale, ti hanno tolto molto di più. Non è un posto che chiude lontano migliaia di chilometri, ma un buco che aprendosi inghiotte tranquillità e irraggia inquietudine. Una pezza gelata che ti viene posta in fronte come se tu avessi la febbre alta, che copre i tuoi ricordi e diventa ovatta imbevuta di preoccupazione avvolta attorno alla tua mente

come un venefico medicamento.

Le prime conseguenze cominciano a tramutarsi in notizie tragiche e allora il tutto diventa anche rabbia e sdegno ma pensi “Non è possibile, qualcuno in alto farà qualcosa. Chi ci rappresenta, chi ci governa porrà rimedio”. Poi realizzi che la speranza, trattandosi di Italia, di Calabria, di Cosenza, la devi riporre altrove, nelle persone comuni e ti rammarica il fatto che c’e’ poco che puoi fare in prima persona se non urlare “vi sono vicino” almeno con il cuore.

Ospedale… ospedale che deve riaprire”! Francesco JM.

 


About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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3 comments

  1. Commento per non rimanere ulteriormente ferma davanti a tanto scempio. Vi seguo, vi leggo su questo blog e sui gruppi creati per salvare l’ospedale, ma ammetto di non essere mai uscita da casa per partecipare a riunioni o cortei di protesta (mi correggo … una volta si, lo scorso inverno). E’ una colpa certo, ma purtroppo non credo grave … si è rassegnazione perchè a poco portano le nuove proteste. Con questo non voglio dire che non serva farle, anzi bisogna sempre crederci e lottare.
    Ho osservato il corteo di sabato pomeriggio passare quasi davanti casa e confermo che di volti ‘paesani’ ce n’erano pochissimi … come se il danno fosse di chi è lontano dalla “zona Marlane” … ma il dolore spesso ci fa chiudere in noi stessi … nessuno ridarà la vita ai dipendenti deceduti per cause da accertare scientificamente (le cause del tumore sono allo studio NB. GIOVEDI’ 6 DICEMBRE NEI SALONI DELLA CANONICA STELLA MARIS si terrà la presentazione di un libro su questa terribile causa di morte), e la paura dell’inquinamento del territorio intriso di materiale ‘quasi sicuramente tossico’ forse ci fa pensare :”di una morte dovremo morire” ormai se il danno lo abbiamo subito, è tardi.
    Non è edificante questo mio commento … ma lo ho sentito doveroso. Rimanere “zitti e buoni” come dice l’articolo è umiliante. Caso mai zitti e cattivi, insensibili, vigliacchi … e tristemente rassegnati.
    Il caso “OSPEDALE DI PRAIA OGGI” …. è rappresentato in maniera sentita e commovente dalla lettera di Francesco Iorio, si anche io ho abbracciato li per la prima volta la mia sorellina ed ho salutato per l’ultima volta la mia nonnina preferita (ho conosciuto infermieri e dottori degni della professione scelta) … RICORDI POSITIVI CHE LASCIANO UNA PORTA APERTA ALLA SPERANZA.

  2. Neanche quanto succede a Taranto, che ha portato prepotentemente alla ribalta i danni alla salute provocati dagli impianti dell’Ilva, sono riusciti a scuotere le coscienze delle popolazioni che, nel caso di specie, hanno dimostrato disprezzo anche per coloro i quali sono deceduti a causa dei danni ambientali. Questi sono atteggiamenti che fanno venire meno la voglia di lottare per giuste cause. per fortuna c’è gente che non si arrende e che pensa al futuro proprio, dei propri figli, dei propri nipoti e che cerca disperatamente di non mollare, mai!!!

  3. La risposta il sottoscritto la data all’ indomani delle votazioni praiesi perciò non mi meraviglia più niente. ci sono nato qui adesso sono anziano e la realtà la conosco bene