È solo un passo della conversazione on – line avuta con Raffaello Talò (foto). Un nostro concittadino: un tortorese nel mondo. Un artista apprezzato anche in Europa, ma che qui da noi stenta a vedersi riconosciuti i suoi meriti. I nostri incontri, le nostre chiacchierate sono sporadiche, rarefatte negli anni. Ogni volta però, mi sembra di scorgere tra le righe un sentimento che accomuna molti di noi. Quel senso di frustrazione per come vanno le cose. Un tormento interno dettato dall’odio-amore per il luogo natale che pare non accoglierci mai per come vorremmo (meriteremmo).
Raffaello mi mostra l’ultimo articolo in ordine cronologico che le riviste del settore, ormai da anni, dedicano alla sua attività artistica. Cliccate qui per leggerlo. Mi colpisce un passo: “La sua ricerca, ignorata in parte in Italia, trova interesse fuori confine dove partecipa a diverse manifestazioni internazionali”.
Nemo profeta in patria? Forse si. A quanti di noi è già accaduto? A quanti altri ancora accadrà. Raffaello è una goccia di quell’emorragia di linfa vitale sottratta ai nostri posti. Menti pensanti, persone capaci, creativi e sognatori costretti ad allontanarsi.
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