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Sanità, ecco come i calabresi emigrano in Basilicata

POTENZA – Più di mille ricoveri per oltre 2 milioni di euro. Sono i dati della mobilità attiva regionale dalla Calabria verso le strutture dell’Azienda sanitaria provinciale di Potenza nell’anno 2012 (foto, il direttore generale Mario Marra).


Nel dettaglio, i ricoveri sono stati 1086, di cui 829 ordinari e 257 in regime di day hospital e hanno fruttato alle case della sanità lucana, rispettivamente, circa 1 milione 850mila euro i primi e quasi 260mila euro i secondi.

È Ostetricia la specializzazione che nello scorso anno ha attratto in Basilicata il maggior numero di calabresi. Ben 213 ricoveri ordinari e 55 in day hospital: totale 447mila 288 euro.

Nelle sezioni Nido degli ospedali potentini, sono stati ospitati 170 neonati calabresi per poco più di 120mila euro. 90, complessivamente, i ricoveri in pediatria, costati all’incirca 75mila euro.

Altro dato importante lo fornisce la Chirurgia generale con oltre 150 ricoveri per circa 275mila euro.

Sommando anche le prestazioni fornite nelle altre specializzazioni mediche, tra cui Medicina, Ortopedia e Pneumologia, si arriva alla cifra prossima ai due milioni di euro che i contribuenti calabresi, attraverso la Regione Calabria, versano nelle casse della Basilicata.

Questo dunque il quadro fornito direttamente dall’azienda sanitaria provinciale di Potenza sulla migrazione sanitaria nell’anno, il 2012 appunto, in cui ha prodotto i suoi primi effetti la riorganizzazione ospedaliera della confinante Azienda sanitaria provinciale di Cosenza in ossequio al piano di rientro.

I contestatori delle manovre del commissario Scopelliti avevano lanciato l’allarme: le chiusure di ospedali di confine come Praia a Mare e Trebisacce, convertiti in Centri di assistenza primaria territoriale, si tradurranno in migrazione sanitaria.

 Difficile però confermare o smontare questa tesi in base ai numeri del 2012. I dati sono regionali e non locali, anche se è presumibile che un’alta percentuale di essi sia riferibile alle popolazioni dell’Alto Tirreno cosentino. Inoltre, le migrazioni sanitarie sono sempre esistite in aree di confine.

Come del resto una migrazione dall’Alto Tirreno cosentino e dall’arco superiore del Pollino calabrese verso l’ospedale di Lagonegro, proprio per il servizio di Ostetricia, è considerato un flusso tradizionale, legato al rapporto paziente – specialista più che a quello con la struttura ospedaliera.

Un fenomeno che – ha sostenuto qualcuno – avrebbe affossato il punto nascita di Praia a Mare che con una media di 100 parti annua nel 2008 ha mancato l’obbiettivo sopravvivenza, posto a quota 500 ed è stato accorpato a Cetraro.

E c’è inoltre da chiedersi se, da un punto di vista strettamente economico, le spese per la mobilità sanitaria siano bilanciate dai risparmi derivanti dalle chiusure e dalle riconversioni degli ospedali calabresi.

Ma, appunto, si tratta semplicemente di freddi dati economici. Il dato emozionale è che, per il momento, intere fette di territorio della Calabria giudicano negativamente la riorganizzazione sanitaria e la qualità del servizio sanitario calabrese.

Ma la ‘mobilità sanitaria’ è fenomeno affatto semplice da giudicare. Dati del ministero della Sanità del 2010 indicano la Basilicata come regione con la più alta percentuale di mobilità passiva, il 23 percento. Praticamente, un paziente lucano su 4 si fa ricoverare fuori regione. Eppure primeggia anche nella mobilità attiva: nel 2010 con la percentuale del 15,1 percento, infatti, la Basilicata è seconda solo al Molise per attrazione di pazienti da altre regioni.

La Calabria, invece, risente sia di un’alta migrazione verso le strutture delle altre regioni, il 17 percento, sia di un basso appeal: il dato della mobilità attiva è di appena il 2,9 percento.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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