Ad affermarlo è Vincenzo Cesareo (foto), direttore dello Spoke Paola-Cetraro e in passato dell’ospedale di Praia a Mare, dopo la diffusione da parte dei media locali di dati forniti dall’Asp di Potenza sulla migrazione sanitaria dalla Calabria verso le proprie strutture nel 2012.
Nell’intervento di Cesareo è al centro una riflessione sul servizio di Ostetricia che, nell’anno preso in considerazione, ha fatto registrare circa 270 ricoveri, tra ordinari e in day hospital, per una somma prossima ai 450mila euro.
“Le prestazioni ostetriche-ginecologiche – sottolinea Cesareo – sono lievitate di poco rispetto a quelle che l’Uoc di Praia a Mare, quando era ancora aperta, riusciva ad offrire. Ricordo che negli ultimi due anni i parti erano di poco superiori ai 100 annui e che la norma recitava che per un punto nascita ne necessitavano almeno 500. La legge, dal 1 gennaio 2013, è ulteriormente cambiata per cui ora, per un punto nascita, ne necessitano almeno 1000. Quindi il problema della mancanza di una Uoc di ginecologia ed ostetricia sull’Alto Tirreno cosentino è fatto francamente secondario, se non da tenere in alcuna considerazione”.
Questo, però, non vuol dire che la riconversione dell’ospedale praiese in Capt, avvertita come ‘chiusura’ della struttura stessa, sia da ritenere giusta.
“La necessità di tenere, invece, un ospedale per acuti nella zona – precisa Vincenzo Cesareo – sta tutta nella assoluta carenza della rete emergenza/urgenza, per realizzare la quale, si spenderebbe molto di più rispetto alla spesa per tenere aperto un piccolo ospedale come era quello di Praia a Mare che, non bisogna mai dimenticarlo, non presentava passività economiche, anzi fatturava in attivo, grazie anche ad una mobilità attiva del 15 percento e non aveva bisogno di grandi investimenti per la messa in sicurezza per la quale, sia a Cetraro che a Paola, la Regione ha dovuto prevedere 10 milioni di euro ciascuno”.
Una riorganizzazione, insomma, che zoppica come da più parti contestato e che, sempre secondo il direttore dello Spoke tirrenico, potrebbe essere oggetto di revisione.
“Credo che la Regione Calabria – dichiara ancora Cesareo – stia rivalutando tutto ciò, anche nell’ottica della relazione Barberi che rappresenta lo stabilimento ospedaliero di Paola come l’ospedale pubblico a più alto rischio sismico della intera regione, con l’aggravante che sussiste intorno ad una zona R4, ovvero con la più alta pericolosità geologica. Come tale struttura potrebbe offrire garanzie in caso di evento sismico? E quanto geologicamente si sta verificando, può essere sottovalutato? – si domanda Cesareo che aggiunge – Se c’è un minimo di coscienza, si deve prendere atto di tutto questo e operare per riaprire al più presto la struttura di Praia a Mare, riassegnandole le funzioni di ricovero. Terminato il momento elettorale – conclude Cesareo – rialziamo la guardia e cerchiamo uniti di fare opera di persuasione”.
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