“È necessario rivedere la situazione – fanno sapere i firmatari della richieste – soprattutto nella fascia del Tirreno cosentino dove da tempo i cittadini lamentano gravi disservizi”.
Il riferimento è agli effetti della riorganizzazione ospedaliera della provincia di Cosenza operata dall’Asp in ossequio al Piano di rientro dal deficit sanitario.
La pianificazione condotta dal commissario ad acta e governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, come è ormai ampiamente noto, ha condotto al concentramento delL’attività ospedaliera nello Spoke territoriale costituito dagli ospedali riuniti di Paola e Cetraro e alle chiusure di altre strutture, convertite in Centri di assistenza primaria territoriale, come nel caso di Praia a Mare.
La prima conseguenza che molti cittadini hanno potuto osservare o constatare sulla propria pelle, è stato un forte indebolimento del servizio di emergenza-urgenza. In particolare la porzione di territorio a Nord, ha lamentato gravi disagi. La chiusura di Praia a Mare, e la conseguente sostituzione del pronto soccorso con un semplice punto di primo intervento, ha reso molto difficili i soccorsi ai cosiddetti casi in “codice rosso”, complici anche le condizioni disastrose della Ss18 che bisogna percorrere per giungere allo Spoke.
Ma defaillance del sistema non sono mancate neanche nell’area geografica Sud del Tirreno, a causa di disfunzioni quali il funzionamento a singhiozzo di alcuni reparti e dei macchinari diagnostici. È quanto, ad esempio, si è constatato nel caso di Maria Brusca, giovane di Acquappesa per la quale, a seguito di un incidente nel quale ha perso la vita sul colpo la sorella Erika, il trasporto verso un reparto di rianimazione è durato ben 5 ore attraverso tre ospedali diversi.
Ma polemiche sono state sollevate anche sulla reale applicazione del Piano, con l’esempio di Praia a Mare, struttura convertita ancora per buona parte solo sulla carta.
Su questi aspetti e su altro i sindaci dei comuni da Tortora e Praia a Mare e fino a Cetraro e Verbicaro vogliono fare il punto.
“Il disagio sociale che ne consegue – fanno sapere – è palpabile con mano quotidianamente”.
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