È l’esito di un nuovo sopralluogo svolto oggi sull’area dalla protezione civile. Fonti ben informate riferiscono che c’è stata la presa d’atto della necessità di fortificare l’opera a seguito dei continui smottamenti della frana del versante nord est.
Con urgenza, dunque, dovrebbe essere avviata una progettazione per rinforzare le fondamenta del muro e i primi lavori potrebbero partire nel giro di due settimane.
Intanto, nelle ore precedenti al sopralluogo di oggi pomeriggio, si era verificato un nuovo distacco di terra dalla collina su via Telesio e che la ditta incaricata dal Comune per i lavori di temporanea messa in sicurezza ha provveduto a spostare. Come negli altri casi, dunque, si cerca di evitare l’ostruzione del torrente San Domenico.
Negli ultimi giorni, dal municipio era stata approntata una ipotesi di consolidamento generale del versante nord est della collina. Il tutto, però, in attesa che la Protezione civile regionale eseguisse degli studi più approfonditi per la progettazione di interventi definitivi. Il sopralluogo di oggi ha dunque dato una accelerazione agli interventi.
“Se non si consolida il muro – ha detto Gianfranco Bartolo, geologo incaricato dal Comune per seguire i lavori di urgenza – ogni intervento sul versante è inutile”.
Ma lo scoglio da superare resta quello economico.
“Servono cifre non alla nostra portata – ha detto il sindaco di Paola, Basilio Ferrari –. Parliamo di 7-800mila euro per interventi completi, ma anche con una somma vicina ai 300mila euro si potrebbero effettuare lavori necessari a porre un freno agli smottamenti”.
Resta inoltre da capire come l’Asp di Cosenza intende procedere circa la proposta di verifica strutturale sull’ospedale avanzata dal Comune per fugare ogni dubbio sulla sicurezza dell’edificio.
Intanto, però, resta complicata la questione relativa al sequestro di una abitazione costruita proprio sul versante della collina e sequestrata dalla Procura della Repubblica di Paola. Gli inquirenti ipotizzano che alcuni sbancamenti effettuati intorno alla villetta siano causa della frana. Proprio in questi giorni, però, l’Autorità di bacino regionale ha gettato un po’ di luce sulla vicenda.
In una nota in risposta alle contestazioni sollevate dal privato chiarisce che l’opera è stata realizzata in zona R4, ovvero ad alto rischio idrogeologico, senza alcuna autorizzazione da parte dell’autorità stessa poiché – è scritto in una nota – “Né il privato l’ha richiesta, né l’Autorità di bacino calabrese avrebbe potuto rilasciarla in considerazione di quanto stabilito dalle Norme di attuazione e misure di salvaguardia (Nams).
Il manufatto, rimane sotto sequestro, e nella vicenda risultano indagate 4 persone tra tecnici e proprietari, mentre il 26 febbraio è previsto l’incidente probatorio presso il tribunale di Paola.
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