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Giustizia, detenere semi di canapa non è reato

PAOLA – Detenere semi di canapa indiana non costituisce reato.


La sentenza del Gip del Tribunale di Paola, Pierpaolo Bortone, costituisce un importantissimo precedente in materia. Il giudice ha infatti assolto perché il fatto non sussiste un ragazzo 27enne di Fuscaldo (che aveva optato per il rito abbreviato) difeso dall’avvocato Giacomo Middea.

Sulla questione della detenzione di semi di piante è in corso da anni un accesissimo dibattito nella dottrina e nella magistratura.

Da una parte vi è chi sostiene che la detenzione di semi dai quali poi, una volta giunte a maturazione le piante ricavate, sia possibile ricavare sostanze stupefacenti, sia un reato, considerato che la loro detenzione fa presumere una successiva coltivazione.

Dall’altro vi è chi sostiene l’esatto contrario, qualificando la detenzione di semi di piante da cui è possibile estrarre sostanze stupefacenti come di per sé non punibile.

Anche la giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione è profondamente divisa al proprio interno, nonostante il recente intervento delle Sezioni unite, che hanno qualificato tale fattispecie come non penalmente rilevante in assenza di concreti elementi che facciano supporre con ragionevole certezza un loro impiego ai fini di coltivazione.

Il processo, ricordiamo aveva preso il via da una perquisizione locale e personale effettuata dai Carabinieri, che si erano recati presso l’abitazione dell’imputato. Di particolare rilievo era stato il ritrovamento di 104 semi di canapa indiana, a seguito del quale veniva contestata a I.M. la violazione dell’art. 73 del D.P.R. 309/90, per aver detenuto, occultati all’interno di un contenitore di alluminio, tali semi destinati ad illegittima coltivazione degli stessi.

Nel corso della propria elaborata arringa, il difensore dell’imputato, l’avvocato Giacomo Middea del foro di Paola, aveva sottolineato come non emergesse, dagli atti di causa, alcun elemento che potesse far desumere anche una minima attività, da parte dell’imputato, dedita alla coltivazione dei semi rinvenuti.

Lo stesso non aveva infatti a disposizione alcun appezzamento di terreno in cui piantarli e coltivarli, ed anche volendo non avrebbe potuto farlo, posto che dalle analisi condotte sugli stessi era emerso che fossero del tutto privi di principio attivo e inidonei alla piantumazione.

Inoltre, a parere del legale, sulla scorta di quanto sostiene la parte più avveduta della giurisprudenza della Suprema Corte, la semplice detenzione di semi di piante dalle quali siano ricavabili sostanze stupefacenti non è penalmente rilevante, per l’impossibilità di dedurre l’effettiva destinazione degli stessi.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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