La riviera dei pregiudicati? È anche colpa tua

La recente cronaca dice: “Tortora e Praia a Mare meta dei pregiudicati campani”. Tra fitti selvaggi e prezzi alle stelle per combattere la crisi, il territorio rivendica la sua “vocazione turistica” ma non corregge neanche una delle disfunzioni che questa pretesa la minano alla base.


TORTORA – Si sono mossi all’alba di ieri i carabinieri della compagnia di Scalea tra Tortora e Praia a Mare nell’ambito di una operazione di controllo contro lo spaccio di droga.

Con loro c’erano anche unità cinofile. I cani anti droga hanno fiutato negli appartamenti occupati da individui ritenuti sospetti. C’era anche il comandante della polizia municipale di Tortora, Debora Cerbino, per effettuare perquisizioni personali su alcune donne.

Nulla. Non un grammo di stupefacente trovato. Nessuna persona in manette. Solo una conferma: questi paesi sono sempre più meta turistica per pregiudicati campani.

Chi controlla il territorio?

L’operazione di ieri va comunque nella direzione delle richieste sollevate da più parti verso le amministrazioni comunali e le forze dell’ordine per un maggior controllo del territorio.

Si pone dunque, per l’ennesima volta, la questione del controllo dei fitti. I due comuni ne hanno discusso a lungo, ma sono in ritardo.

Praia a Mare è riuscita (a giugno, ndr) a varare un regolamento in tal senso, iniziando anche a registrare i primi risultati. (ne abbiamo parlato qui).

Il Comune di Tortora, invece, è rimasto fermo al palo. Ciò nonostante le dichiarazioni dell’amministrazione comunale del maggio scorso circa i lavori in collaborazione con il comune confinante alla bozza del regolamento. (ne abbiamo parlato qui)

Avrà influito – sostengono in molti – l’imminente inizio della campagna elettorale (a Tortora si voterà nella primavera del 2015) a stoppare le intenzioni dell’amministrazione comunale? Le cose non per forza stanno così, ma di certo è cosa nota che il consenso, in comuni come Tortora, si costruisce anche tenendo conto delle esigenze e delle doglianze dei proprietari di seconde case.

L’identikit del turista della Riviera dei Cedri

Siamo lontani dai fatti dell’omicidio Pipolo dell’estate scorsa. Eppure, anche quest’anno, non sono mancati gli avvenimenti di cronaca.

E neanche i giudizi critici verso la tipologia del turista che affolla le nostre spiagge. Facebook ne è un campionario piuttosto ben fornito.

Mettendo insieme pareri autorevoli e non, viene fuori l’impietoso ritratto di un archetipo di turista di cui sul territorio se ne hanno testimonianze ormai da decenni.

“Chiassoso” soprattutto di notte. “Incivile” nel rapportarsi con i residenti e l’ambiente circostante. Entrare negli esercizi commerciali a petto nudo, ad esempio, continua ad essere un segnale per identificarlo. Io stesso, ieri mattina, ho visto un turista che pretendeva di entrare in banca a Praia a Mare con addosso solo un pantaloncino e un cappellino. Non aveva neanche le ciabatte.

“Improduttivo” se si va a ponderare quanto resta in termini economici sul territorio in rapporto ai giorni di permanenza. O se si calcolano i danni di immagine che arreca.

“Indisciplinato”. Nel senso che determinate regole (parcheggi, feci dei cani, attraversamento stradale, solo per citarne alcune) non vengono prese in considerazione.

“Non tutti così sono i nostri turisti” dice qualcuno. E fa bene a farlo. Sono d’accordo con lui e lo cito soprattutto per evitare che quanto scritto sia inteso come un gratuito attacco razzista a un popolo molto affascinante come quello campano.

Le responsabilità locali

Del resto, come scritto più volte, anche noi “ricettori” non siamo esenti da colpe. Non del tutto.

Siamo noi che continuiamo a cedere le nostre seconde case anche a soggetti poco raccomandabili. Qualcuno anche sapendo bene chi ha davanti.

Siamo noi che come esercenti commerciali continuiamo a non essere il massimo della cortesia. E però apprendo che una giovane coppia di imprenditori che gestisce a Praia a Mare un pub nei pressi della chiesa del Sacro Cuore ha deciso: “Selezione prima di accogliere i nostri “turisti” nel locale. E vi consiglio di farla anche voi che affittate case e ombrelloni. Non hanno rispetto né per chi lavora né per i clienti che sono seduti al tavolo prima di loro. Vogliono tutto e subito e lo fanno con una scostumatezza allucinante. Volete cambiare il turismo? Beh, allora nn riempitevi le tasche con chi vi capita”. Apprezzo il loro coraggio.

Siamo noi, a proposito, che nei nostri ristoranti ci pieghiamo ai gusti di chi ospitiamo invece di proporre i nostri prodotti. Lo so, lo so. Qualcuno lo fa. Ma sono pochi coraggiosi.

Siamo noi, inoltre, che come unica risposta alla crisi conosciamo solo l’innalzamento insensato dei prezzi. Dei prezzi di tutto. Dal pacco di pasta al cocktail.

Siamo sempre noi, infine, che non abbiamo mai capito (e dubito succederà a breve) l’importanza dell’associazionismo. A tutti i livelli. Quello tra comuni e quello di categoria. Quello sociale. Quello di scopo. Generalmente, da noi, l’associazione nasce già “infiltrata” dalla politica locale che piazza i “controllori” e dunque la paralizza. L’esempio più lampante sono le associazioni dei commercianti che ho visto nascere e morire tra Praia a Mare e Tortora nel giro di poche settimane. Altrove, queste associazioni fanno valere i propri diritti, indirizzano le politiche di loro interesse, creano eventi e altro.

Queste riflessioni sono frutto di alcuni confronti avuti in questi mesi estivi con altre persone. Sono riflessioni che sono sulla bocca o nella mente di molti. Eppure, questo territorio, che continua a rivendicare la sua “vocazione turistica” ancora non riesce a correggere neanche una sola delle disfunzioni che questa pretesa la minano alla base.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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