Processo Marlane: “La fabbrica dei veleni”

PAOLA – Marlane: la fabbrica dei veleni.


L’alone di morte che si sprigiona dal lavoro. La necessità che diventa ricatto. I tumori che si sostituiscono al progresso.

Sono i contorni della vicenda Marlane tratteggiati in aula dai legali delle parti civili nell’omonimo processo per omicidio colposo e disastro ambientale a carico di proprietà e impiegati dell’ex fabbrica tessile di Praia a Mare del gruppo Marzotto.

Ancora una volta, sono questi. Come nel corso del dibattimento, anche oggi, nell’aula Beccaria del tribunale di Paola, si è parlato di lavoro divenuto morte e inquinamento con la parola data agli avvocati delle parti civili del processo.

Comune di Tortora, Comune di Praia a Mare, Ministero dell’Ambiente, Regione Calabria, Slai Cobas, Cgil e Medicina democratica.

Nelle arringhe finali corrono linee comuni, con qualche eccezione.

Tutte le parti hanno chiesto la conferma delle condanne per gli imputati così come richiesto dalla pubblica accusa: 62 anni di carcere per i 12 imputati. Praticamente tutti hanno avanzato richieste di risarcimento danni. Tutti, hanno posto l’attenzione sulla necessità di pervenire alla bonifica dell’ex area industriale dai veleni interrati durante gli anni di attività.

E il dito è stato puntato contro quelli che sono ad oggi i soggetti ritenuti responsabili. Tanto i proprietari, quanto i consiglieri di amministrazione e fino ai dirigenti locali. Tutti – è stato detto in aula – non potevano non sapere quello che succedeva alla Marlane di Praia a Mare, ma si è taciuto in ossequio al Dio denaro.

Gli operai deceduti e quelli ammalati, complessivamente più di 150, maneggiavano sostanze nocive o vi entravano a contatto indirettamente senza una corretta informazione, nella quasi totale mancanza di protezione individuale, in assenza di controlli medici e al cospetto di un sindacalismo cieco, sordo e muto se non addirittura colluso con il padrone.

I terreni che circondano la fabbrica venivano riempiti dagli scarti di produzione, dai fanghi della depurazione e, ancora oggi, portano in dote un attentato alla salute dei cittadini del territorio.

E bisognava stare zitti. Muti e bere il latte di una azienda agricola vicina per disintossicarsi altrimenti i capi locali minacciavano il licenziamento da parte dei padroni vicentini.

Questa era la Marlane. Così, ancora una volta, l’hanno descritta le parti dell’accusa in vista di una sentenza attesa prima della fine dell’anno.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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