Il dipendente dell’azienda sanitaria è stato presidente della comunità montana del Medio Tirreno e già vicesindaco di Belmonte Calabro.
Il provvedimento è firmato dal Gip del Tribunale di Paola, Carmine De Rose in relazione alle indagini sul mattatoio di Fuscaldo partite nel 2013.
Nella struttura, secondo la Procura di Paola, sarebbero stati rinvenuti carni in decomposizione, resti animali accumulati nel tempo e celle frigorifere piene di pezzi di carni ormai andati a male.
Tutto ha avuto inizio con un sopralluogo dei Nas di Cosenza con ispettori dell’unità di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Asp, della Guardia costiera di Paola e del nucleo Ambiente della Procura.
Nella struttura gli investigatori hanno riscontrato “una situazione altamente deficitaria sotto il profilo della sicurezza sui luoghi di lavoro e della igiene e salubrità dei prodotti di macellazione animale ottenuti dall’azienda”.
Il provvedimento parla di “palesi omissioni, manchevolezze e inottemperanze pregresse a doveri ispettivo-istituzionali” tanto che, con Bruno, risultano denunciati Ercole Morelli e Gianfranco Pascale, veterinari Asp per omissione di atti d’ufficio, omessa denuncia di reato nonché omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul luogo di lavoro e carenza igienico-sanitarie della struttura.
Il mattatoio di Fuscaldo non è nuovo a situazioni del genere. Nel 2006, infatti, era stato chiuso per i medesimi problemi. Riaperto nel 2010, è bastato poco tempo perché ripiombasse nella condizione decritta come grave dagli investigatori.
Inoltre, sempre nel 2013, i delegati del Nas dei Carabinieri avevano riscontrato anomalie anche nei “lavori edili di ristrutturazione senza protezioni ed accorgimenti atti ad impedire la contaminazione delle carni uscite dalla filiera di macellazione, nonché la presenza di gravi carenze igienico sanitarie, strutturali e di sicurezza per i lavoratori. E non di secondo piano per i consumatori delle carni ivi macellate”.
Un particolare su tutti: nel mattatoio è stato rinvenuto “materiale organico in evidente decomposizione, residuo di pregresse operazioni di macellazione”.
A Bruno viene inoltre contestato: “un atto materialmente e ideologicamente falso” dopo i sequestri, un documento utile ad “alleggerire la propria posizione approfittando del ruolo di pubblico funzionario”. Da qui la sospensione.
A finire nel registro degli indagati, anche il titolare del mattatoio di Fuscaldo.
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