Di questa necessità si discute da tempo e la conferma giunge anche da due recenti casi di intervento fronteggiati lunedì 21 ottobre dal personale della struttura sanitaria praiese.
Nel giro di poche ore, infatti, sono giunti due casi sospetti di arresto cardiaco ed emorragia cerebrale. Entrambe le diagnosi sono poi state confermate nelle strutture sanitarie che li hanno accolti. Rispettivamente la Cardiologia della clinica Tricarico a Belvedere Marittimo e l’unità di Neurochirurgia dell’Hub di Cosenza.
Si tratta di casi che il Punto di primo intervento non può trattare stando alla rigida definizione fornita dal glossario dei provvedimenti legislativi che hanno riordinato la sanità calabrese, ma soprattutto se si considera la mancanza di determinati servizi medici presso l’ex ospedale di Praia a Mare.
Nella pratica di tutti i giorni, però le cose appaiono leggermente diverse.
Come ci spiegano dalla struttura praiese quel che conta, ogni giorno, è fare del proprio meglio con quel che si ha a disposizione.
Nel caso di lunedì scorso, infatti, per l’uomo di Praia a Mare giunto al Punto di primo intervento con mezzi propri e con problemi cardiaci è stato fondamentale trovare personale medico e infermieristico qualificato e il defibrillatore in dotazione alla struttura.
O, come per il paziente colpito da emorragia cerebrale, è risultata decisiva la corretta diagnosi del medico in servizio effettuata in seguito a esame strumentale con la Tac. Tutti e due – fanno sapere – ora versano in condizioni stabili. Due vite, dunque, sono state salvate.
C’è da precisare che per entrambi i casi la procedura sarebbe stata la stessa anche prima della conversione. L’ospedale praiese, infatti, non era dotato dei reparti di Cardiologia e Neurochirurgia. Il trasferimento ad altre strutture dopo la stabilizzazione dei pazienti sarebbe stato necessario anche allora.
Una riflessione che porta al punto di partenza. L’attuale servizio di emergenza urgenza potrebbe e dovrebbe essere potenziato. La presenza di un anestesista – rianimatore aggiungerebbe la possibilità di effettuare manovre delicate a tutela del paziente come ad esempio l’intubazione.
E servirebbe inoltre aumentare il numero di ambulanze adibite al trasporto d’emergenza dei pazienti. Al momento, infatti, il 118 di Praia a Mare può contare su un’unico centro mobile di rianimazione.
Il tutto, indipendentemente dall’esito delle attività anche giuridiche avviate per ottenere la riapertura dell’ospedale.
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