Processo Marlane, domani la sentenza

PAOLA – Dopo oltre due anni di interrogatori, contro esami, perizie e richieste di condanna, domani il processo Marlane segnerà un primo punto fermo.


Nell’aula Beccaria del tribunale di Paola avverrà la camera di consiglio della corte giudicante e, al termine della stessa, la lettura da parte del presidente Domenico Introcaso del dispositivo della sentenza di primo grado per i tredici imputati.

Proviamo allora a tratteggiare gli elementi salienti del procedimento a carico di proprietà, dirigenti e quadri della Marlane, la fabbrica tessile di Praia a Mare, oggi dismessa, e appartenete al Gruppo Marzotto.

Cominciando dalle accuse formulate dalla Procura della Repubblica di Paola.

In sintesi gli imputati avrebbero, con i loro comportamenti, cagionato tumori a un centinaio di operai, alcuni dei quali deceduti, e provocato l’inquinamento dei terreni che circondano la fabbrica.

Nel dettaglio, alle persone sottoposte a giudizio vengono contestati i reati di cooperazione nel delitto colposo, omicidio colposo, lesioni personali colpose, rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro in concorso e, in merito ai delitti di matrice ecologica, disastro ambientale in concorso e attività di gestione rifiuti non autorizzata.

Secondo l’accusa gli imputati nell’esercizio dei loro ruoli di responsabilità a vari livelli avrebbero omesso le necessarie misure di sicurezza ad impedire una prolungata esposizione degli operai a sostanze cancerogene risultanti dai processi produttivi.

Avrebbero inoltre provocato l’inquinamento di una porzione dei terreni che circondano la Marlane ordinando ad alcuni operai di interrare rifiuti speciali pericolosi di origine industriale. Tra questi fanghi da depurazione. Ma anche materiali quali bidoni, fusti e altri oggetti utilizzati nei processi produttivi oltre a materiale di risulta derivante da una ristrutturazione dello stabilimento.

Dalla conseguente contaminazione dei terreni deriverebbe il disastro ambientale con l’aggravante che l’area inquinata è prossima al mare e ricade in un territorio a prevalente vocazione turistica.

Per questi reati i PM Sonia Gambassi e Maria Camodeca, nella loro requisitoria del 20 settembre scorso, hanno chiesto complessivamente 62 anni di carcere e una assoluzione.

Tra le richieste di condanna spiccano i 10 anni chiesti per l’ex sindaco di Praia a Mare, Carlo Lomonaco, in qualità di caporeparto di Tintoria, responsabile d’impianto e del depuratore e i 6 chiesti per Pietro Marzotto, presidente del noto gruppo vicentino dal 1982 al 1998, già conte di Valdagno e presidente dell’Associazione industriali di Vicenza, in qualità di presidente della società Lanerossi Spa e della Manifattura Lane Gaetano Marzotto & figli Spa dal 1988 al 1998.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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