Ambiente, Cirillo: “Le verità nascoste sul nostro mare”

DI FRANCESCO CIRILLO*


DIAMANTE – Siamo in piena stagione turistica e non possiamo parlare male del nostro mare: ne andrebbe dell’economia turistica già in gran parte mal messa per la crisi economica che attanaglia migliaia di famiglie.

Il calo delle presenze turistiche in Calabria è vistoso e basta guardare i lidi semi vuoti e le spiagge libere per rendersene conto. Di più, in alcuni tratti della nostra costa compaiono come al solito strisce di materiale oleoso e bollicine bianche miste a melma. I turisti ed i residenti sono giustamente arrabbiati e, come al solito, ecco il balletto delle verità nascoste.

Sarà qualche depuratore che non funziona, o qualche scarico abusivo, o forse qualche nave di passaggio, o è la schiumetta che viene trascinata dalle correnti alle 11 in punto dalla Campania o da Messina. La gente vuole essere tranquillizzata e non vuole sapere come stanno realmente le cose. Si preferisce appisolarsi sotto l’ombrellone in attesa che il mare ritorni pulito piuttosto che capire cosa davvero succede nel nostro mare.

Se volete davvero restare illusi da ciò che dicono le istituzioni (Arpacal, Provincia, Regione, sindaci, Ispra) e non sapere la verità, vi consiglio di non continuare a leggere questo articolo.

La verità è terribile, costosa, anti economica, anti turistica. La verità porta ad aprire gli occhi, a capire che esiste un altro modo di vedere le cose. Prendete ogni mattina la pillola azzurra offerta da Morpheus nel film Matrix rifiutando per paura la pillola rossa. La verità purtroppo è questa ed è suffragata da perizie, ordinanze, studi scientifici.

Il nostro mare tirreno è un mare morto, sepolto sotto tonnellate di rifiuti di ogni genere che sono nei nostri fondali da anni e che vengono rimescolati ogni volta che c’è una mareggiata o passa un peschereccio con lo strascico per portare pesce fresco sulle vostre tavole.

Abbiamo dimenticato della nave Cunsky e di tutto il clamore suscitato dalle dichiarazioni del pentito Fonti? Abbiamo dimenticato perché nel 2009 abbiamo manifestato in massa ad Amantea? Abbiamo dimenticato l’inchiesta di Natale De Grazia misteriosamente morto avvelenato mentre si recava ad interrogare i responsabili della Jolly Rosso? È vero siamo un popolo dalla memoria corta.

Sapete quanti rifiuti tossici sono sepolti nel fiume Olivo ad Amantea? 100mila tonnellate, rifiuti costituiti da metalli pesanti di ogni genere oltre che al cesio 137, secondo l’Ispra portato lì dalla catastrofe di Cernobyl nel 1987 (ci credete?).

Sapete quante sono 100 mila tonnellate? immaginate il Colosseo pieno di rifiuti e vi fate un’idea. Quei rifiuti sono lì ed il fiume Olivo ogni giorno ne trasporta nel nostro mare parti liquefatte, ridotte a poltiglia, che finiscono nella catena alimentare del pesce che mangiamo oltre che minacciare la nostra salute.

Alla foce del fiume Olivo spiaggiò nel 1990 la motonave Rosso carica di materiale rimasto sconosciuto e che venne smantellata nel giro di qualche mese nascondendo ogni traccia di quanto conteneva. Per bonificare quell’area è stato quantificato che occorrono 21 milioni di euro. Pensate che qualche organo dello Stato possa investire questa astronomica cifra?E la vicenda Cunsky davanti Cetraro, ve la siete bevuta tutta? Avete creduto a quella ministra Prestigiacomo del governo Berlusconi che cacciò dal cilindro non un bianconiglio ma una nave della prima guerra mondiale. Vi siete tranquillizzati con questa storia? Dimenticando che la stessa capitaneria di porto di Cetraro qualche anno prima nella stessa zona aveva vietato la pesca avendo riscontrato nei fondali la presenza di metalli pesanti pericolosissimi per la salute umana.

Passiamo al Nord della Calabria. Dal fiume Olivo a quello del Noce di Tortora. Sapete dell’impianto di San Sago? È un impianto dove convergevano gli auto spurgo di tutta la zona tirrenica a scaricare percolato proveniente da discariche, pozzi neri di abitazioni e attività produttive, liquami vari. Il sindaco Lamboglia lo ha chiuso con un’ordinanza dopo una perizia fatta dall’ingegnere Magnanimi dell’Università di Cosenza che ha dimostrato come l’impianto negli ultimi tre anni ha scaricato nel fiume Noce e quindi nel Mar Tirreno 4mila tonnellate di percolato proveniente da discariche.

Tutta quell’area potrebbe diventare un’oasi naturalistica ed invece è in mano a predoni senza scrupoli. Anche qui è in corso un procedimento contro tre amministratori dell’impianto accusati di disastro ambientale. Precedentemente da quell’impianto erano anche sparite tonnellate di sangue proveniente da macellazione. Si parla di milioni di litri di sangue spariti nel nulla.

Il sottoscritto ed il sindaco Lamboglia, da qualche mese, siamo oggetto di lettere anonime che ci invitano a non occuparci di questo impianto. L’ultima addirittura, di qualche giorno fa, è firmata da un ex responsabile dell’impianto che venne arrestato e salvato dalla nostra legislazione solo grazie ad una prescrizione. I fatti restarono. Ciò nonostante nessun politico o amministratore si è sognato di portare solidarietà a questo sindaco che coraggiosamente sta lottando contro l’inquinamento del nostro mare senza clamori né protagonismi ma in assoluto silenzio. Se fosse successo a qualche responsabile della regione sarebbe in televisione ogni giorno ed invitato a talk show.

Riguardo a me non mi aspettavo niente essendo un normale giornalista e senza alcun partito alle spalle. Resta un fatto: l’ordinanza n.20 del 24 marzo 2014, emessa dal sindaco Lamboglia, che però il tribunale del riesame di Cosenza ha annullato dando ragione ai gestori dell’impianto. Avete capito come si difende l’ambiente e la salute dei cittadini? Attendiamo ora la Cassazione. Ma se desse ragione ai gestori l’impianto, questo riaprirebbe e senza alcun controllo.

Capite bene adesso che i depuratori sono il problema minore e che bene o male questi sono facili da controllare? E avete dimenticato i terreni della Marlane a Praia a Mare? Sono stati trovati in alcune zone del terreno della ex fabbrica tonnellate di rifiuti tossici compresi il Cromo VI. Qui sono morti di tumore oltre 100 operai e oltre 200 sono ammalati. Il giudice Introcaso del tribunale di Paola, che ha condotto il processo, ha assolto tutti i responsabili del disastro nonostante vi fossero stati coraggiosi operai tra i sopravvissuti al disastro che avevano testimoniato di aver sotterrato loro stessi quei rifiuti tossici. Quei rifiuti sono ancora lì, a poche centinaia di metri dal mare dove i turisti ignari fanno il bagno. Pensate ancora che vi abbiano detto la verità?

Quindi il problema sta nei fondali. Lo strascico che avviene quasi quotidianamente in modo legale e in modo abusivo smuove quei fondali contaminati da tonnellate di rifiuti di ogni genere. Bisognerebbe fare dei prelievi in tutto la costa e analizzare non solo la presenza di colibatteri ma anche quella dei metalli pesanti. Andare nella stessa zona dove venne fatta l’ordinanza della Capitaneria di porto, andare davanti i fiumi Olivo, Lao, Noce e analizzarne i fondali. E bisognerebbe farlo alla presenza di tecnici non di parte proprio per dare massima sicurezza e trasparenza ai risultati. Non bisogna fidarsi né dell’Arpacal né dell’Ispra, in quanto al loro interno ci sono tecnici nominati da politici che quindi rispondono alla politica e non ai cittadini.

Quando si doveva sondare la presenza nei fondali del mare di Cetraro della nave Cunsky, Greenpeace aveva offerto la propria nave e propri tecnici di levatura internazionale, scienziati ed esperti. Ed invece Berlusconi, allora al governo, chiamò il suo amico armatore Attanasio che mandò la Nave Oceano. Dopo una breve visita a bordo di giornalisti e tecnici vari, tutti, compreso io venimmo invitati a scendere. Nessuno sa cosa davvero sia successo su quella nave se non l’annuncio a sorpresa qualche giorno dopo del ritrovamento di una nave della prima guerra mondiale che tutti sapevamo che esisteva. Tutti hanno subito dimenticato le riprese subacquee fatte da un’altra nave mandata lì qualche mese prima dall’assessore regionale Greco.

Cosa fare allora ?

1) Bloccare subito lo strascico;

2) Ripartire con il Parco marino della Riviera dei Cedri allargandolo da Tortora fino a Paola inserendo tutte le scogliere esistenti ed i fiumi che vi sboccano;

3) Ordinanze dei sindaci che impongano agli auto spurgo di segnalare la propria presenza nei paesi dove intervengono, dichiarando il luogo da ripulire e in quale impianto andranno a sversare;

4) Controlli quotidiani e per tutto i mesi estivi dei fiumi utilizzando i lavoratori forestali e volontari delle associazioni ambientaliste. Controllo di tutti pozzi neri lungo i fiumi e eventuali scarichi abusivi;

5) Chiusura di quegli impianti che non diano garanzie sullo smaltimento dei rifiuti e soggetti ad indagini giudiziarie come quello di San sago a Tortora;

6) Avviare un piano di bonifiche per i terreni della Marlane , del fiume Noce e del fiume Olivo e di tutte quelle aree interessate negli anni passati da discariche come a Santa Domenica Talao, Scalea, Praia a Mare;

7) Analisi dei fondali marini da Tortora ad Amantea;

8) Scandaglio di tutti i fondali della Calabria con navi moderne e tecnologicamente attrezzate alla ricerca delle navi affondate per un censimento dell’esistente e del loro stato;

9) Istituzione del Registro nazionale dei tumori per stabilire la connessione fra aree inquinate e l’incidenza tumorale;

10) Interventi di ripascimento morbido per contrastare l’erosione marina.

*ambientalista, scrittore e giornalista

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