Paola, beni per 6,5 milioni di euro sequestrati a Nella Serpa

PAOLA – Lo stato si prende 6,5 milioni di euro del patrimonio di Nella Serpa, ‘a bionda.


Il provvedimento del tribunale di Cosenza va visto comunque sotto due aspetti. Innanzitutto quello della conferma delle confische poi della revoca della misura per 11 beni (mobili e immobili).

Quello che emerge dall’atto è che società e beni sono state intestate a terzi al fine di eludere provvedimenti nei suoi confronti. Ma evidentemente l’ingegno a Nella Serpa non è bastato. Proprietà immobiliari e beni mobili nelle disponibilità del reggente dell’omonimo clan paolano sono state sequestrate nel corso di un’apposita operazione dei carabinieri del comando provinciale di Cosenza e dei militari della Guardia di finanza.

I militari hanno dato esecuzione, nell’ambito dell’applicazione della normativa antimafia, al provvedimento di confisca di beni emesso dal tribunale di Cosenza nei giorni scorsi nei confronti della donna, attualmente reclusa nel carcere di L’Aquila e condannata a 18 anni dal tribunale di Paola.

I beni confiscati è stato spiegato dalle forze dell’ordine, consistono in diversi immobili che si trovano a Paola, società operanti nella gestione di strutture turistiche e nel settore dell’impiantistica termoidraulica, moto e auto, anche di grossa cilindrata, e vari rapporti bancari.

È evidente, si scrive nella decisione del Tribunale, che Nella Serpa fosse a conoscenza in qualche modo “del procedimento di prevenzione nei suoi confronti e sospettando o temendo anche una eventuale misura patrimoniale riteneva opportuno mettere al riparo la propria attività cedendola a un terzo qualificato”. Detta condotta appare spiega il giudice: “fortemente sintomatica delle finalità elusive perseguite dalla Serpa mediante fittizia intestazione di beni ai propri stretti congiunti”.

L’accoglimento della richiesta della Dda parte però dal 2003 e pertanto essa è accolta a decorrere da quell’anno “non sussistendo per l’epoca precedente manifestazioni concrete della risalente pericolosità della proposta”. Nella Serpa decise in quell’anno di accantonare gli “affari” per vendicare il fratello col sangue.

In poche parole anche se il tribunale ha revocato la misura relativa ad alcuni beni (11 tra magazzini e appartamenti) ha confermato la confisca per il resto dell’ingente patrimonio.

Il tribunale di Cosenza che ha anche assegnato tre anni di sorveglianza speciale alla stessa reggente del clan evidenzia ancora che: “si ritiene che sussistano tutti i presupposti per accogliere la richiesta di confisca dei beni nei confronti di Nella Serpa e ciò in primo luogo in ragion del fatto del giudizio di pericolosità appena formulato a carico della medesima”.

Si è giunti a tal risultato dopo accurate indagini di natura patrimoniale effettuate dal nucleo di polizia tributaria di Cosenza nei confronti della “bionda” e dei prossimi congiunti (il marito e i due figli). Magazzini, appartamenti, auto, moto, affittacamere, un lido balneare, società alla stessa vicine. Esaminando le posizioni dei singoli soggetti per il giudice “Nella Serpa e i suoi congiunti non hanno disposto nel tempo di fonti di reddito tali da giustificare gli esborsi, gli incrementi patrimoniali e i numerosi e cospicui acquisti”.

Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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